Non è che uno sportivo muoia di freddo perché non vuole il “cappotto”*

Noi siamo la somma delle nostre esperienze.
Qualsiasi evento, bello o brutto che sia, ci ha formato, ci ha costruito, ci ha resi diversi da come eravamo. Tale è il processo che va avanti per l’intera nostra vita.

Questo vorrà dire forse che eventi di merda ci rendono persone di merda?
Errato.
Eventi di merda ci rendono ottimi spalatori di letame.

E dopo tocca andare avanti. Hakuna matata, insomma.

L’inizio dell’anno per me significa poco e niente.  Il vero periodo di avvio credo sempre che cominci dopo agosto, quando il cervello si rimette in moto per nuove attività dopo la pausa estiva, il caldo record dal 1920, il popolo dei vacanzieri e il calciomercato che ti fa vincere lo scudetto a luglio, mentre il 31 agosto sei già un po’ deluso e a settembre se ne parlerà già l’anno prossimo.

Un bilancino frizione-acceleratore del 2015 però potrei farlo.

Ho accumulato molte esperienze e qualche avviso di garanzia, difatti molta gente mi ha garantito che mi avrebbe avvisato in caso di novità.

C’è un episodio che voglio condividere, perché ce l’ho qua sulla punta del coltello ed è pregnante (l’aggettivo è scelto non a caso e dopo si capirà perché) per identificare il mio anno.

Non lo racconto per tirare acqua al mio mulino, anche perché un mulino non ce l’ho e siamo in piena siccità causa mancanza piogge da mesi. Nella vita di tutti i giorni l’ho riferito soltanto a un caro amico. Su un blog mi sento un po’ più libero di raccontarlo perché in parte qui è come un diario, in parte autoincensarsi online conta come il due di coppe a briscola.


Non è che il parere di un lettore non conti nulla: è semplicemente che qui sul blog quello che scrive è un personaggio. Che un lettore dica “Che bravo, Gintoki!”, è di un valore relativo, perché sta appunto complimentandosi col gatto Gintoki, che è una parte di me, ma non sono totalmente Io, quello a casa con la famiglia, quello al lavoro, quello con gli amici, quello con una ragazza e via dicendo.


DIDASCALIA ESISTENZIALISTA
Ma, in fondo, ci si può far conoscere pienamente?
Jean-Paul Sartre (ma anche altri prima di lui) diceva che è la nostra coscienza a dare significato alle cose del mondo. E così fanno anche gli altri nei nostri confronti: non vedono il nostro reale Io, ma il significato, il senso, il ruolo che ci stanno dando. È dunque possibile per gli esseri umani comprendersi veramente l’un l’altro?


Chiedo scusa per la divagazione poco allegra.


Quest’anno stavo con una ragazza. E lei sapeva di star con me, ma non è questo l’evento sconvolgente.

Tra noi è finita in modo inspiegabile: non ci amavamo affatto e su 240 giorni circa passati insieme, ne abbiamo trascorsi soltanto 200 a litigare. Lei inoltre mi accusava sempre di essere un immaturo, ma non per grandi questioni filosofiche di vita, ma perché magari metto le sneakers simil Converse.
“Ti rendi conto che hai trent’anni e dovresti vestirti come uno della tua età?”, diceva.
E io mi domandavo sempre se fosse il caso di entrare in un negozio chiedendo al commesso
– Scusi, ha delle scarpe da trentenne? Non come quelle dell’altra volta, si vedeva da lontano che fossero da 29enne!
– Ma l’altra volta era l’anno scorso!

In ogni caso non è colpa mia se i miei piedi sono comodi così.


Tra parentesi, le sneakers le uso solo nei periodi caldi. D’inverno ritengo più opportuno optare per un paio di stivaletti come questi che ho acquistato a Budapest realizzando un affare e che spero mi aiutino col f-rigido clima ungherese di gennaio-febbraio. Non so se siano da trentenne, ma preferisco essere uno coi piedi al caldo, asciutti e in grado di affrontare qualsiasi tipo di suolo.

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Saranno pure tamarri ma son comodi, quindi meglio un tamarro comodo che un elegantone scomodo.


Insomma, c’erano ottime basi di partenza per una storia vera e solida.

A luglio, pensammo di aver rischiato quello che a Napoli si dice o’ guaio.
Non fu per imperizia o avventatezza e neanche forse ci fu un reale rischio, ma, nel dubbio che qualcosa fosse andato storto, lì per lì appena accaduto decidemmo di andar dalla guardia medica per una pillola.
Le settimane successive furono caratterizzate dal miglior amico dei pendolari: il ritardo. Potevano esserci tanti motivi: il caldo, lo stress, gli ormoni contenuti nella pillola. Ma il dubbio ti viene e cominci a pensare: e se?

Quando affrontammo l’argomento, io dissi che, nel caso, sarei tornato da Roma, avrei lasciato perdere i miei progetti in corso e sarei tornato in ginocchio da quelli del mio ex lavoro per farmi riprendere. Non era un atto eroico né encomiabile. La trovavo una cosa naturale, perché se fino a quel momento potevo pensare a me, ora avrei dovuto pensare anche a qualcun altro. Lei un lavoro sicuro da settembre l’avrebbe avuto, quindi avremmo trovato come cavarcela.

Caso volle che, proprio in quel periodo, a due suoi amici che si frequentavano successe la stessa cosa. E lì o’ guaio ci fu veramente.

Lui (40 anni) disse chiaro e tondo a lei che, se avesse tenuto il bambino, non voleva saperne più niente e che avrebbe dovuto sparire dalla sua vita perché non voleva farsi inguaiare e rovinare la reputazione da una donna.

Se, invece, lei avesse interrotto la gravidanza, sarebbero rimasti amici come prima e, anzi, lui le avrebbe offerto una cenetta a base di pesce in Costiera Amalfitana.

Un vero signore.
Rimpiango di non essere nato donna perché un uomo che ti offre una cena in Costiera in cambio di un aborto mi farebbe innamorare seduta stante.


Non è per l’aborto che mi viene disgusto, ma per la proposta, ovviamente.
Per quanto mi riguarda, l’interruzione di gravidanza è una cosa su cui io sono un possibilista: sono contrario a farne una mera battaglia ideologica, sia in un senso (favorevoli) che nell’altro (contrari) perché è strumentale e svilente. E mi viene da ridere quando in tv se ne sente parlare e vedo tromboneggiare politici, cardinali, insomma tutti uomini, come se la faccenda fosse affar che li tocca da vicino.

Aveva ragione Luttazzi: se fossero gli uomini a rimanere incinti, si potrebbe abortire dal barbiere. “Scusi, mi accorcia un po’ la barba? E già che c’è, mi toglie questo feto che comincia a pesarmi un po’ questa pancetta che mi è venuta?


Però lui, il 40enne, va in giro col maglioncino annodato sulle spalle e anche da lontano lo riconosci ed esclami “Che uomo distinto!”; io, che compro le camicie a quadri di H&M e metto le simil Converse, sarò sempre un ragazzo. Immaturo.

Fortunatamente, Bastet, la divinità gatta egizia, ha vegliato su di noi e alla fine siamo rimasti in due e non diventati 3 (o anche più, se fosse stata una gravidanza gemellare).

Dico fortunatamente non per la mia vita, che comunque sarebbe stata sprecata con una persona superficiale (che non ama nemmeno i gatti!) e che ti disprezza nonostante tu stessi rinunciando ai tuoi progetti, ma per un bambino che non meritava di nascere in un simile contesto.


Per la cronaca, l’amica sta portando avanti la gravidanza ma credo covi la segreta speranza che lui torni.
Il mondo è assurdo.


Infine, vorrei comunque dire che io d’inverno so essere molto distinto e sarei anche ottimo ma purtroppo sono intelligente ma non mi applico.

Ho un cappotto che amo molto e che voglio poter indossare per altri anni ancora, sperando di non far la fine del personaggio de Il Cappotto di Gogol.

È sobrio, semplice e marziale e questo collo alto a due bottoni è la cosa che mi piace di più e che ben s’intona con un uomo – pardon, ragazzo baffuto e barbuto.

Dite, dareste del ragazzino a questa figura? Pensateci bene prima che vi scagli contro le mie truppe di cosgatti (gatti cosacchi) d’assalto.

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Mi stava venendo un attacco di gastrite e allora con la mano mi tastavo lo stomaco.

Auguri di un anno gattoso e ronfante.


* In gergo sportivo, “cappotto” è utilizzato per indicare una pesante sconfitta senza essere riusciti a segnare neanche un punto.


La didascalia era superflua, ma ritengo opportuno cominciare il nuovo anno sempre all’insegna della saccenza pleonastica.


37 Pensieri su &Idquo;Non è che uno sportivo muoia di freddo perché non vuole il “cappotto”*

  1. Ammazza che “signore” e che maturità quello col maglione annodato sulle spalle.Pensa se la tua ex fiamma stava con uno come lui..poi avrebbe avuto ben altro che lamentarsi delle Converse (che io, a 33 anni, continuo a mettere imperterrita anche in inverno. coi calzini di misto cashmere e lana di non so che animale).

    p.s per l’anno inizia a Settembre. sono ferma al calendario scolastico.

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  2. La prima didascalia è fondamentale e troppe persone, con scarse conoscenze del mondo di internet non capiscono questo concetto.
    L’osservazione di Luttazzi è come sempre molto sensata. La storia della tua amica è molto triste e quell’uomo disgustosamente squallido.
    A me spesso e volentieri dicono che mi vesto da vecchio. Ma è il popolino che veste come un pagliaccio fuori dal tempo.
    Quel cappotto ti sta molto bene e la citazione di Gogol ti fa onore.

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  3. mi vien da pensare “per fortuna per tutti e due!”… un contesto simile sarebbe stato faticoso per chiunque…
    quell’uomo è orribile e mette tristezza il dubbio che lei possa aspettarlo… tanta tristezza…per lei e per la creaturina…
    i piedi devono essere comodi!! si sbagliano le strade con le scarpe errate, se i piedi fanno male portano a perdere!! è mai possibile che nessuno se ne renda conto??

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    • Non so ora come stiano le cose perché non ho più contatti, ma le ultime cose di cui venni a conoscenza era che lei coltivasse la speranza che lui, novello figliol prodigo, tornasse di punto in bianco, magari intenerito dal lieto evento.

      Se i piedi fan male non si ragiona bene: il nostro corpo è tutto collegato!

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      • Non posso esprimere oltre a tantissima tristezza … Finirei per esprimere giudizi che nessuno si deve permettere e rabbia per la quale rischierei l’arresto…
        Nonostante tutto abbiamo una meccanica perfetta… Ogni minuscola cellula del nostro corpo e dei nostri pensieri si legano…
        ( non dirlo a me che ho le ossa che si mischiano…)

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  4. Mia madre cerca in continuazione di farmi vestire “come una ragazza di 25 anni e non come una bambina”.
    E le scarpe non vanno bene (povere Converse, cosa avranno mai fatto di male), e lo stesso cappotto usato tutti i giorni è troppo uguale e non va bene, e le maglie sono troppo maglie e dovrei comprare nuove maglie più maglie e blablabla.
    È un vero peccato che la gente si fermi all’esteriorità.

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    • È naturale che l’esteriorità sia la prima forma di contatto e che quindi sopravvenga un’opinione quando tale contatto avviene. Altra cosa è invece il culto dell’apparenza a discapito della sostanza.

      Le maglie più maglie mi fa morire XD

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      • Beh sì, l’esteriorità è la prima cosa che colpisce. Però mia madre dovrebbe un attimino rassegnarsi al fatto che l’esteriorità che mi appartiene non combacia con l’esteriorità che lei vorrebbe mi appartenesse.
        Dai mamma, guarda! Mi hanno voluta per un lavoro anche se ho messo i Dr. Martens al colloquio e ho tenuto raccolti i capelli mostrando la terribile piaga nell’orecchio! (per i comuni mortali, dilatazione).

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  5. Ciao Gin, buon anno a te 🙂
    Ero rimasto parecchio indietro, ovvero a Roma! Ho recuperato tutti i post di dicembre, ma devo ancora leggere com’è che ti sei avventurato in terra magiara.
    Per ora, sappi che:
    – hai tutta la mia solidarietà per la CC. Ho condiviso una camera con un cinese per tre settimane durante un corso estivo in Olanda, non sono propriamente compagnoni ideali.
    – a Budapest ci sono stato anch’io, tre giorni, nel settembre 2012. Ricordo con piacere la cittadella, la fantastica linea gialla della metro, il dolce far nulla in Vörösmarty tér. Era estate, quindi non c’era la nebbia che imperversa nei tuoi apprezzabili resoconti, ma spero che anche tu la trovi una città bellissima.
    – ogni volta che menzioni la CR mi immagino Cristiano Ronaldo in versione femminile. Ma questo è un problema mio, dopotutto.
    – hai pubblicato più tu a dicembre che io in tutto il 2015. Conosci rimedi per la stipsi da blog?
    – il cappotto ha il suo fascino, ma la barba – abbi pazienza – mi inquieta un filo; gli stivali invece sono approvatissimi.
    Ora vedo di recuperare gli ultimi post romani 🙂

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    • Ciao Fra! È sempre un piacere vederti!
      La stipsi da blog ahahahah XD

      Mi hanno detto che Budapest dia il meglio di sé in primavera e non vedo l’ora di scoprirlo (la nebbia è pur sempre nebbia, nebbiosa e uguale a sé stessa).

      Non sei il primo che mi dice di Cristiano Ronaldo, dovevo trovare un altro acronimo per identificarla, mi sa! 😀

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  6. Chi reputa immaturo un ragazzo solo perché non si veste come si dovrebbe alla sua età (che poi, chi lo dice?) è molto più immaturo del ragazzo in questione. Che sia tu o un qualunque altro ipotetico ragazzo/a.
    Come il 90% delle volte i tuoi pensieri coincidono alla perfezione con i miei, quindi non so che altro aggiungere…

    Comunque il mio ragazzo odia i gatti. È dura convivere con questa consapevolezza. E non sono riuscita a fargli cambiare idea in quasi 7 anni che stiamo insieme. Ho bisogno di un gruppo di sostegno!

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Si accettano miagolii

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