Pensavo fosse ancora presto. A dire la verità neanche ci pensavo, fingendo di ignorare il problema. Invece stanno per arrivare, lo sa anche Gandalf, visibilmente preoccupato.
Roma. Via del Plebiscito. Ore 20.
Ho visto una vetrina addobbata a tema natalizio, con tanto di albero.
Forse non è neanche la prima, di certo a breve seguiranno le altre.
Non ricordo più quando il Natale ha cominciato a iniziare quando lo decidono i negozi. Forse è sempre stato così e non vi ho mai fatto caso. Da bambino credo che comunque il lungo periodo natalizio partisse quando lo decideva la tv.
In compenso ricordo benissimo che in casa da qualche anno inizia quando Padre comincia a lavorare al presepe. Ogni volta ne costruisce uno lui pezzo per pezzo, interamente in sughero. Si è specializzato nel ricreare piccoli borghi medievali in cui inserire la natività. Di anno in anno il lavoro diventa sempre più certosino e quindi deve iniziare sempre prima. Quest’anno credo sia partito ad agosto.
Qualcuno domanderà: ma che problema hai col Natale?
Nessuno, proprio nessuno. Mi sta simpatico e conosco uno che si chiama Natale, delle nanerottole che andrebbero benissimo come aiutanti di Babbo Natale e poi mi piacciono gli alberi.
Agli italiani non bisogna toccare le luci di Natale, l’Italia (ma solo all’estero perché in Italia invece ne parlano sempre male) e il cibo.
È questa cosa del tempo! Non fate correre il tempo! Che problema avete? Perché affrettate le cose?!
A proposito di tempo: sarà stata una coincidenza, ma la vetrina natalizia l’ho avvistata proprio oggi che la temperatura è scesa in maniera sensibile. Per la prima volta, dopo lungo tempo, ho avvertito una punta di fresco.
So che c’è gente che si imbacucca già come se dovesse partire per una spedizione per l’Antartide, ma io un problema con la regolazione della temperatura corporea interna. Avverto il caldo molto facilmente. Ingerire cibo aumenta inoltre istantaneamente la mia percezione del calore. Sono una centrale termica, in pratica.
È per questo che da ottobre e per i mesi successivi – fino all’arrivo delle ondate siberiane – mi vesto a cipolla.
Nel senso che il mio stile fa piangere.