Il karateka si sentiva osservato e temeva il ju-jitsu altrui

In un’anonima via la cui unica funzione per giustificarne l’esistenza era di fare da collegamento tra il corso principale e una piazza che una famiglia ha donato alla città (piazzandovi al centro un Padre Pio in scala 1:1 e tanto verde: un Padre Bio?), una volta c’era un negozio di articoli sportivi.

Il proprietario del negozio era Renzo Arbore; in realtà non si chiamava Renzo Arbore ma sia nome che cognome avevano assonanza e consonanza con quello del popolare musicistaconduttore-non ho mai capito cosa faccia nella vita Renzo Arbore.

Era gretto e avido come un banchiere di un quadro fiammingo del ‘500 e la moglie cafona e ignorante come solo una moglie di tipo cafone e ignorante poteva essere.


DIDASCALIA ARTISTICA

Marinus van Reymerswaele – Gli usurai


Mi divenne odioso dalla prima volta che lo vidi: ero bimbetto, entrai nel negozio insieme a mia zia. Stavo mangiando un gelato e il Sig. Renzo Arbore, vedendomi, disse “Attenzione al bambino, che sporca”. Pur rassicurato da mia zia, continuò a osservarmi passo passo con preoccupazione finché il gelato non fu finito.
Decisi che mi sarebbe stato antipatico.

Se dovessi rintracciare, andando indietro nel tempo, il primo episodio ch’io ricordi in cui ero preoccupato dagli occhi altrui addosso, probabilmente fu quello.

Ho forse un disturbo di tipo paranoide o magari la paranoia di avere un disturbo: credo che la gente mi guardi, osservi ciò che faccio e mi giudichi.

È inutile che mi si dica “La gente pensa solo a sé stessa, potresti morire per strada e non se ne accorgerebbero”, perché quello è un altro discorso: quando vogliono, le persone sono molto brave a non vedere.

Non mi accade sempre e non in tutti i contesti. Mi sento più “giudicato” nella mia città che altrove, anche se pure altrove dipende dal contesto. In un biergarten a Monaco di Baviera in cui erano presenti soltanto tedeschi (tra parentesi, tedeschi dai 90 kg in su di cui 40 costituiti dalla pancia) mi sono sentito fuori posto come Luca Giurato a un corso di dizione.

È difficile avere la mente sgombra e non preoccuparsi. Mi chiedo sempre come facciano gli altri: io sto sempre a giudicarli.

47 Pensieri su &Idquo;Il karateka si sentiva osservato e temeva il ju-jitsu altrui

  1. Grazie per avermi sottratto anche il beneficio del dubbio; allora è vero che la gente mi fissa!

    Comunque, se ti può far sentire meno paranoico, nel mio caso la suddetta fobia raggiunge il suo isterico apice quando sono in procinto di nutrirmi.
    Sono convinta che la location ideale per un thriller psicologico dovrebbe essere una mensa.

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    • Stavo immaginando la scena. Telecamera a mezza altezza, livello del tavolo. In slow motion, persona che si siede e poggia il vassoio, con primo piano sul cibo. Persone che si voltano a osservare, crescendo di musica ansiogena.

      Scriviamo una sceneggiatura! 😀

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        • Ah dimenticavo: voce fuori campo che recita il titolo”La mensa”. “Sei sicuro di mangiare tranquillo? ” Al cinema! …non sto sfottendo, a me capita col compiere azioni mentre nessuno ne compie altre. Mi spiego, tipo alzarmi e prendere il bagaglio e nessun altro che lo sta facendo

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          • Non sembrava uno sfottò; chiamiamolo “tentativo di sdrammatizzare”! 😀
            Comunque credo sia piuttosto normale ai tuoi livelli, capita anche a me. Nel mio caso però è una sensazione più o meno sempre presente; nel frangente pasti peggiora, ma è perché ho sempre avuto un rapporto burrascoso con il cibo. Magari è una questione di punti deboli.
            Forse più che un disturbo individuale deve essere un disturbo sociale. Persino la persona più menefreghista che conosco ha bisogno di un cenno di approvazione dal mondo che la circonda.

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  2. “Ho forse un disturbo di tipo paranoide o magari la paranoia di avere un disturbo: credo che la gente mi guardi, osservi ciò che faccio e mi giudichi.”: hai descritto perfettamente come mi sento pure io.
    Cerco di convincermi che non è vero, che alla gente in realtà non importa niente di me, che è troppo presa dai suoi problemi, ma non ne sono molto sicura. Soprattutto quando capitano episodi come quello di ieri, quando un tizio mi ha superato – stavamo entrambi camminando – si è voltatp verso di me, mi ha squadrato e mi ha letteralmente riso in faccia. Non una risata sguaiata, però non era neanche un semplice sorriso, era una mezza risata diciamo. Non ne ho capito il motivo, ho solo capito che dopo scene come quella tutte le mie paranoie sono più che fondate!

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  3. Mi sa che pure io sono paranoico allora. Io mi sento sempre fuori posto, in qualunque posto. E non solo mi preoccupa quello che la gente potrebbe pensare, mi preoccupa che quello che potrebbe pensare è comunque migliore rispetto a ciò che sono realmente.
    Concordo soprattutto con la chiusura: è impossibile non giudicare; si può essere di larghissime vedute e accettare praticamente tutto, ma l’accettazione deriva comunque da un giudizio. Mi sembra.

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  4. Sono arrivata alla conclusione che tutti si facciano un problema del Ju-Jitsu altrui. Il che, se da un lato mi fa sentire meno paranoica, dall’altro accresce il mio disagio, perché conferma che è vero che mi osservano.
    Non sono certa che si capisca ciò che intendo, ma sono giustificata perché sono in ferie 😀
    Ciaooooo!!!!

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