Dal Medioevo a oggi, per sopravvivere bisogna prendere i voti

Attenzione: il post contiene un breve pippone di sociologia politica spicciola, evidenziato da apposita segnaletica.

Camminare per strada di giorno può essere pericoloso, perché si può più facilmente essere riconosciuti e avvicinati da persone non gradite.

No, non sono un v.i.p., non ancora, almeno.

A maggio qui ci saranno le elezioni comunali. Iniziano, quindi, le operazioni di caccia all’elettore e qualcuno già si sta muovendo.

Per strada ho rischiato di incrociare un mio compagno di classe delle scuole medie, col quale capitava di uscire a volte la sera insieme fino ai 17-18 anni. Costui, di cui ricordo un’appartenenza politica fortemente polarizzata tanto da cambiare partito due-tre volte cercando sempre quello più estremo, mi ha scritto su Fb la settimana scorsa chiedendomi di partecipare a un’incontro con un candidato sindaco, tra l’altro mio ex compagno di liceo. La mia sorpresa è stata constatare che “il polarizzato” si sia anche lui riciclato nel nuovo che avanza (in frigo), impiegandosi anche come galoppino elettorale.

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C’è una cosa che fatico ogni volta a comprendere: perché durante le elezioni comunali ci sono persone che si impegnano tanto a pubblicizzare questo o quel candidato? Io parto dal presupposto che sia inutile, perché
– se ho deciso di votare ciò che hai in mente, è inutile quindi che tu mi faccia pubblicità;
– se ho deciso di non votare ciò che hai in mente, non cambierò idea per la bella faccia tua.

Attenzione: qui comincia il pippone.
Ovviamente questo discorso non tiene conto dei fattori legati al comportamento elettorale e delle varie tipologie di voto che esistono. Se il mio discorso può valere per un voto d’appartenenza, esistono invece il voto d’opinione e il voto di scambio che sono suscettibili di influenza.

Al giorno d’oggi si ritiene che le persone possano agire su base più pragmatica, orientandosi verso questo o quel partito in grado di poter offrir loro i maggiori benefici. L’elettore, alla stregua di un consumatore che esamina i prodotti, si informa sui programmi dei candidati e, sulla base di ciò, effettua una scelta razionale. Questo dovrebbe essere, in sintesi, il voto che dovrebbe caratterizzare il periodo politico odierno.

In realtà non mi sento di concordare. Continuo a ravvisare una forte componente radicale nel comportamento dell’elettore. Oggi, 2015, non ha senso più parlare di grandi ideologie – intese come insieme di credenze condivise che orientano le masse – di tipo tradizionale, ma esiste contemporaneamente la tendenza ad assumere atteggiamenti fortemente radicali e difficili da controllare, proprio perché connotati da una base ideologica. Il motivo a mio avviso è molto semplice: semplificando, l’uomo è ragione e sentimento, come direbbe la Austen. Dato che l’ideologia non risponde alla ragione, finché l’uomo avrà emozioni e sentimenti continuerà a esprimere comportamenti ideologici.
Fine del pippone.

In questo senso il mio amico polarizzato riciclato non costituisce più una sorpresa: anzi, rappresenta un’evoluzione darwiniano-politica lineare. Le sue pulsioni ideologiche, per sopravvivere, non han fatto altro che spingerlo a trovare un’altra via di espressione.

Sono contento di essere riuscito ad evitarlo, perché io ho un problema nel dire no alle persone. Mi spiace deludere gli altri. Mi rallegro della mia prontezza di riflessi che mi porta a cambiare strada o a celare il volto con un colpo di tosse, il tutto non visto, approfittando di una distrazione del nemico. I miei sensi di gatto funzionano alla perfezione.

E sarò contento di riuscire a fare lo stesso nei prossimi mesi, fortuna che 5 giorni la settimana vivrò lontano da qui e il compito mi sarà più agevole. Non ho alcuna voglia di incontrare, comunque, miei coetanei ed ex compagni di scuola (e ce ne sono vari) che si sono riversati in politica perché non sapevano che altro fare nella vita. Come nel Medioevo quando chi non sapeva far nulla si avviava alla carriera ecclesiastica.

Non è invidia, quanto un attestato di stima: apprezzo chi sa valorizzare le proprie capacità. A me, confesso, piacerebbe ricoprire ruoli politici – per arrivare un giorno a instaurare una Gattocrazia -, ma mi manca la necessaria credibilità. Avete presente? Quando si guarda qualcuno in faccia e si rimane convinti a pelle.

Qualcuno dice che è faccia da culo.

Ecco, io ho tante facce, da schiaffi, da pirla, da annoiato, da incazzato, da tediato (che è una forma più nobile di noia), ma quella da culo non mi riesce.

gattocrazia

17 Pensieri su &Idquo;Dal Medioevo a oggi, per sopravvivere bisogna prendere i voti

  1. Non ce la posso fare… ma proprio non riesco, ormai quando di parla di politica non riesco a leggere, conseguentemente ho saltato ilpezzo pippone e son arrivata direttamente al gatto… e ok se ti presenti ti voto, chiaramente io faccio la ministra

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Si accettano miagolii

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