Nego l’ozio, mi apro un negozio

Ieri sono entrato in un negozio bio-vegan-gluten free. Non per mia iniziativa. Ma ho trovato del tè e della marmellata bio che non sono affatto male.

L’impressione che mi ha fatto il negozio non è stata delle migliori. Ho trovato più allegria nei Mangiatori di patate di Van Gogh.

In uno spazio che potrebbe contenere comodamente un minimarket c’erano dieci prodotti in croce. Il negoziante, smunto ed emaciato*, aveva la stessa energia e vitalità di un personaggio di un romanzo russo ottocentesco.
* confesso la mia stupidità e cattiveria interiore, guardandolo ho pensato “e mangiatela una bistecca, che diamine!”

(Se non avete presente un romanzo rosso ottocentesco, vi basti sapere che, almeno una volta per capitolo, c’è un personaggio che, dopo uno sfogo, una forte emozione, un eccesso d’ira, non regge lo scompenso e sviene davanti a tutti finendo a letto per giorni con una febbre cerebrale. Fateci caso, è matematico)

Avevo il timore che mentre illustrava le qualità dei prodotti all’improvviso finisse lungo per terra con le convulsioni. In ogni caso non fatico a capire il perché quel negozio non fosse frequentato.

Credo che riuscire a far ingranare un’attività commerciale sia tra le cose più difficili da fare, anche perché ci sono tanti fattori che possono remare contro: cattivo posizionamento, concorrenza, pubblicità, costi, eccetera.

A prescindere da ciò, conta anche l’abilità del commerciante. Vorrei elencare alcune caratteristiche negative di un negoziante che non mi invogliano a tornare in un negozio la volta successiva.

L’insistenza – Credo che un video valga più di mille parole

Immaginate una scena simile.
– Serve qualcosa?
– No, grazie. Guardo un po’ in giro e magari chiedo.
– Io sono qui se serve qualcosa.
– Sì, grazie.
– Abbiamo i nuovi arrivi da questa parte.
– Sì, grazie.
– Quello lì è taglia unica.
– Sì, grazie.
– Se vuole provarlo…
– No! Comunque grazie.

La dissuasione – Entro chiedendo un frullino a pedali, ma il negoziante vuole a tutti i costi propormi uno spremiagrumi a energia eolica, perché ormai i frullini a pedali sono superati, non li producono più, si rompono facilmente, mentre uno spremiagrumi eolico può essere sempre utile in casa. In realtà sta semplicemente nascondendo il fatto di non avere ciò che gli ho chiesto, cercando di vendermi altro per non farmi uscire a mani vuote. Ma se io ho chiesto un frullino a pedali, voglio un frullino a pedali e basta!

L’indolenza – Lui se ne sta dietro al bancone a condividere trattori su Farmville, non alza neanche lo sguardo per salutare. Sembra che  l’arrivo di un cliente sia per lui come la venuta di un esattore, quindi ritiene opportuno non alzare neanche un sopracciglio perché costerebbe solo fatica inutile.
– Mi scusi, ci sono dei giroscopi a gettone?
– Lo scaffale in fondo.
– Non ci sono.
– Allora sono finiti.
– Si possono ordinare?
– Sì.
E il silenzio cala inesorabile.
– Va be’ magari ripasso, eh.

L’approssimazione – Ovvero quello che non conosce neanche ciò che sta vendendo.
– Scusi, ha delle viti in tungsteno con il collo a V?
– Certo. Dovrebbero stare qui…no qui no. Allora laggiù…Vediamo se ci sono…Un attimo eh!
– Certo, si figuri.
(passano interminabili secondi)
– Ecco, veda se sono queste (nel frattempo incrocia le dita sperando di averla imbroccata)
– Sì, sono queste. Senta, vanno bene anche per riparare le mototrebbiatrici?
– Sì…dovrebbero…Dovrebbe esserci scritto…ah non c’è scritto…Va be’ se non vanno bene le riporta indietro!
– Ah. Va bene, grazie.

Il piazzismo – Quando vogliono venderti l’intero negozio. Compri un paio di scarpe e cercano di rifilarti, nell’ordine:
– I lacci di ricambio
– La soletta per migliorare la postura e profumare l’ambiente
– Lo spray igienizzante disinfettante diserbante
– La spugnetta per pulire le scarpe
– Il lucido per le scarpe
– Il calzascarpe

In tutto ciò il commesso ti starà per tutto il tempo appollaiato sulla spalla come un’arpia.

Ovviamente tutto questo discorso non tiene conto di un fattore imponderabile ma ben noto al commerciante, col quale dovrà fare i conti ogni giorno: cioè il cliente cagacazzo.

39 Pensieri su &Idquo;Nego l’ozio, mi apro un negozio

  1. Approvo con fervore, nonostante mi trovi dall’altra parte della barricata e nonostante il “cliente cagacazzo” sia, secondo me, quasi peggio di tutte le categorie di venditore odioso messe insieme (deformazione professionale) 😀

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    • ahahah bello sentire anche la voce dall’altra parte In verità in verità io da cliente mi accorgo delle volte di quanto alcuni personaggi siano rompipalle…soprattutto se tu sei in coda e aspetti il tuo turno!

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      • Ho un post in canna per quando cambierò lavoro, solo che non sto trovando altro quindi per il momento il Mondo dovrà attendere. Comunque io sono la negoziante perfetta (LA MODESTIA: COS’È?): saluto, aiuto se c’è bisogno, non insisto, sono adorabile (*si inchina con eleganza*). Per questo trovo veramente odiosi i commessi, appunto, odiosi. Dopo essere stata gentile tutto il giorno si ha bisogno di gentilezza.

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        • Sì infatti, vale per chiunque, si vuole un po’ di gentilezza, anche perché è necessario che il cliente si senta a proprio agio e accolto bene. Altrimenti, non ci mette nulla ad andare altrove. Solo che noto che molti commercianti non ci tengono a fidelizzare il cliente, perché magari perso uno se ne trova un altro che passa di lì, perché magari sono in buona posizione.
          Tutto questo, ovviamente, fermo restando che esistono clienti che è meglio perdere

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  2. Il piazzista per me è il male: compro un vestito, mi propongono scarpe e borsa coordinate ed io compro le scarpe e la borsa coordinate, anche se sono rosa fluorescente.
    Vado dal ferramenta, vedo in offerta una teglia minuscola ma tanto carina, chiedo quanto viene e mi rispondo “gratis se spendi 50dindini”, ed io compro una caterva di roba che non mi serve pur di avere quella teglietta.
    Non so se mi sono spiegata. ._____.

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  3. Scommetto che il piazzista veste con maglia da carcerato e pantaloni neri, scarpe Nike di due taglie più grandi e lavora da foot….
    Cmq. Apre un negozio di abbigliamento davanti casa. Roba buona a prezzi buoni. Entro per dare un’occhiata. Mi serve una cintura in pelle da regalare a mio fratello per il compleanno, possibilmente nera senza cuciture.
    Il commesso, da buon finto napoletano, cerca di appiopparmi un cappellino in lana color verde militare da abbinare ad un maglioncino color marrone, che a sua volta si abbina ad un jeans scuro in denim.
    Non c’ho messo più piede!

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  4. Io lavoro con il pubblico e ho sviluppato un sesto senso che mi permette di capire se ho di fronte clienti seriamente intenzionati o scassamaroni! E ammetto di comportarmi esattamente come si comportano loro.
    E come cliente sono deliziosamente detestabile: sfoggio il mio migliore sorriso chiedendo un apribottiglie rosso fuoco con impugnatura ergonomica che suona l’Aida mentre stappi il tappo! E i commessi sono sempre carini e gentili con me! Le mie amiche mi prendono in giro per questo!!

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  5. I negozi di calzature hanno fatto una evoluzione catastrofica secondo me. Ricordo distintamente che vent’anni fa i commessi addirittura ti calzavano la scarpa al piede, o quanto meno ti preparavano la scarpa, liberandola dalla carta, slacciandola, aprendola bene. Sapendo se il modello calzava poco o molto ti portavano anche i numeri inferiori o superiori, mentre tu aspettavi comodamente sul salottino. Ora facciamo tutto da soli, abbiamo anche imparato a fare caso al codice del modello sulla scatola per non cercare nella colonna di scatole sbagliata il numero di piede giusto. E se ti azzardi a chiedere loro qualcosa hanno già la risposta pronta, fulminea: “i numeri sono tutti esposti!!!”. Magari volevi sapere solo che ore erano.

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    • Quando ero piccolo era proprio come dicevi tu e non so se fosse per il fatto che fossi un bambino meno, ma erano servizievoli e gentili. Anche troppo, ricordo una commessa che, per allacciarmi meglio la scarpa, mi fece sollevevare la gamba e mi strinse il piede tra le cosce, ma proprio molto a ridosso delle sue zone intime. La cosa mi imbarazzò alquanto e mi feci rosso. Lei invece mi guardò e sorrise.

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      • Ahah! È vero è capitato qualcosa di simile anche a me. Siamo passati dal troppo servizievoli al “fattelo da solo e non rompere”. E la cosa assurda è che il mancato servizio non è orientato ad abbassare il prezzo delle scarpe.

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Si accettano miagolii

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