L’inquietante senso artistico delle sale d’attesa

Da bambino (ecco un altro post in cui esordisco con “da bambino…”) ricordo che nella sala d’attesa del mio pediatra era appeso un quadro che mi turbava alquanto.

Ne ho dei vaghi ricordi, comunque rammento che era una composizione cubista raffigurante quelli che credo fossero un uomo e una donna, uno verde e l’altra rossa o forse il contrario, intenti a danzare. O a fare la fila alla cassa del Penny Market, non mi era ben chiaro.

Ebbene, mi spaventava. Saranno stati quei volti ovali senza tratti somatici, quelle gambe a piramide rovesciata, non lo so. Avevo paura di guardarlo anche se poi mi voltavo sempre a dargli un’occhiata fugace.

O forse non era il quadro a darmi problemi ma il fatto stesso di andare dal pediatra, che ogni volta doveva sempre ficcarmi l’abbassalingua in gola per guardare le tonsille, provocandomi conati di vomito (oltre che una sgradevole sensazione di soffocamento). Anche se andavo lì per una bolla su un piede, lui doveva sempre dare uno sguardo alle tonsille! E pure quando pareva dimenticarsene, poco prima di abbandonare lo studio – quando credevo di avercela fatta – sentivo che diceva a mia madre “ah, guardiamo la gola” e tirava fuori dal taschino l’odiata stecchetta di legno.

Nel corso degli anni ne ho viste molte di sale d’attesa. E non ho potuto far a meno di notare che in ognuna di esse c’è almeno un quadro a decorare una parete. Un quadro dalla dubbia bellezza, per non dire dall’aspetto orripilante.

Al che mi son chiesto se esista un mercato di fornitori di materiale da sale d’attesa negli ambulatori e negli studi medici, che, oltre a sedie scomode e tavolini bassi di vetro con finte riviste che nessuno legge, rivende dipinti e croste fatti in modo tale da non mettere a proprio agio il paziente.

E ho riflettuto su tutto ciò mentre ero in una sala d’attesa nuova di pacca, chiedendomi se non fossi io ad avere un pessimo gusto estetico e a capir poco e niente di quadri, mentre osservavo quest’opera posta proprio di fronte a me:

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In realtà credo che questo quadro rappresenti una forte denuncia sociale, io vi leggo una critica alle abitudini di alcuni padroni, che comprano cibo pregiato alle cocorite mentre una mamma cagnetta lillipuziana ha i figli legati a una catena e non può uscire il sabato sera con le amiche.

Vi prego datemi il vostro parere in merito, il dubbio mi attanaglia.