Fossi un sarto, con stoffa verde ti farei un vestito da fata. E poi ti berrei d’un fiato

E mentre me ne stavo a riflettere su come sarebbe trapiantarti qui e lasciarmi toccare intimamente da una raffica di parole, all’improvviso appare un treno dal passato che corre a ricucirsi col presente per giungere alla medesima destinazione: la verità è che non funziona abbastanza. Perché altrimenti sarebbero meno pacche sulla spalla e più sul fondoschiena, ma si sa che ingannevole è il culo più di ogni cosa.

Come il curriculum vitae di un giovane precario, esponiamo attestati conseguiti ai corsi di stima, senza lesinare complimenti, perché, si sa, tu sei bravo, dottore, sei bravo. Forse troppo bravo. Pensare che l’unico bravo che ho interpretato è quello di Don Rodrigo a Carnevale in prima – o seconda –  media, ma non m’ha riconosciuto nessuno.
– Sei un pirata?
– No.
– Chi sei?
– Un bravo di Don Rodrigo.
– Ah.
– E stasera alla festa vieni così?
– …

E lì pensai di dire basta ai travestimenti. E dire che Manzoni mi stava pure sulle balle, Tra i Manzoni preferisco quello vero, Piero.

In realtà poi mi son trovato molto spesso a camuffarmi, per fuggire. Son qui, ma mi nascondo. Sono un gatto, non voglio essere trovato.

E mentre mi scorrono queste considerazioni, mi salta fuori una domanda dopo aver conversato con il treno del passato (che s’era fermato un po’ alla mia stazione): ma perché ci son così tante persone confusionarie o instabili? Allora l’amica, saggia, ti riporta alla realtà facendoti notare che È la stessa cosa che mi chiedo anche io.

Capisco.

È una storia vecchia come il mondo.

I maschi son così, le femmine son cosà. Ma non ci stanchiamo di tali considerazioni? A me basterebbe solo riprendere la teoria degli insiemi e fare delle sane suddivisioni.

Dovete sapere che, a Napoli, c’è un Rione chiamato Sanità. È un rione con parecchi siti storici e nei sotterranei si celano delle catacombe. E nella Sanità è nato Totò.

Ecco, basterebbe un Rione Sanità Mentale, dove poter chiedere residenza previo test attitudinale.

Resterebbe vuoto, credo. Uno spreco edilizio che neanche la cementificazione delle campagne italiane.

E, ancora, l’amica pragmatica dice: Comunque tu sei molto più bello di lei.

Grazie, ma non son d’accordo.

E se dici ciò vuol dire che non mi comprendi abbastanza manco tu.

E mi sento ancor più solo mentre mi specchio sul fondo di un bicchiere.

40 Pensieri su &Idquo;Fossi un sarto, con stoffa verde ti farei un vestito da fata. E poi ti berrei d’un fiato

  1. La frase sui culi è potentissima! Uno crede di conoscere qualcuno per il suo culo ed invece scopre che molte volte il culo è molto piú bello di tutta la persona…

    Per il travestimento da “bravo”, mi viene da piangere. Che dolore devi aver sopportato.

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    • Grazie grazie, poi ti faccio arrivare il bonifico di ringraziamento.

      Mi fai tornare in mente una canzone dei Marlene:

      Noi sereni e semplici o cupi ed acidi,
      noi puri e candidi o un po’ colpevoli
      per voglie che ardono

      noi cerchiamo la bellezza ovunque.

      E noi compresi e amabili o offesi e succubi
      di demoni e lupi, noi forti ed abili
      o spenti all’angolo

      Noi cerchiamo la bellezza ovunque.
      E passiamo spesso il tempo così,
      senza utilità (quella che piace a voi)
      senza utilità (perché non serve a noi)

      Noi cerchiamo la bellezza ovunque
      Noi cerchiamo la bellezza ovunque
      Cerchiamo la bellezza ovunque

      Ecco, posso dire che anche io cerco la bellezza ovunque (tranne che in me). E la trovo. Tranne che in me, sempre.

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  2. io non ne farei questione di genere.
    ho una teoria assolutamente universale sul punto: capirsi è una ròba sopravvalutata.
    ognuno ha un suo modo di ritagliarsi un posto nel mondo, e non è nemmeno così certo che ci riesca; al massimo possiamo imparare ad ascoltare, e parlarci, non aspettandoci la comprensione, l’alchimia, lo specchiorfilesso, ma solo di essere accolti.

    questa còsa della bellezza come misura del “ne vale la pena o meno”, o di una specie di rassegnazione/rivincita, io la ho sempre trovata una ròba svilente.

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    • “questa còsa della bellezza come misura del “ne vale la pena o meno”, o di una specie di rassegnazione/rivincita, io la ho sempre trovata una ròba svilente”

      Oh. Mi sento capito!…Sorrido.

      Mi piace quando sei così seria e saggia. Cioè non che tu non sia una persona seria e saggia, oddio magari poi mi dici non mi piace essere considerata seria, non lo so, va be’ volevo fare un complimento e dire che apprezzo il commento, non limitandomi al singolo “laik” che è così freddo.

      Giusto ieri, comunque, affrontavo lo stesso discorso: penso ci siano dei limiti di umana comprensione oltre i quali non si possa andare, quindi dire “ti ho capito” in realtà non sarà mai un capirsi al 100% e attendersi ciò genera illusione.

      Io apprezzo un meno presuntuoso “ti comprendo”, cum prendo, ti prendo, ti abbraccio con me stesso, poi potrà sfuggirmi qualche pezzo di te tra le mie braccia, ma ci sta.

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      • sono saggia, in quanto di età maggiore, e dunque la anzianità mi conferisce saggezza!

        gin, magari nel ti capisco ci è pure tutto l’impegno e la buona fede possibili, èh, però ecco forse è un fatto proprio di aspettative e di realistica (o forse solo ineluttabile) incomunicabilità di fondo.

        quando vuoi un pò di cum_prendo, te ne verso volentieri un pò. è bevanda analcolica. che si sappia!

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Si accettano miagolii

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