In ufficio qualche tempo fa è avvenuto un fatto increscioso. Ci sono stati dei furti.
Ma andiamo con ordine.
Due settimane or sono, il nostro responsabile chiede di fermarci un attimo perché deve dire qualcosa:
– “Approfitto che ci siamo tutti perché devo mettervi al corrente di un evento spiacevole. Ci sono stati dei furti qui nell’ufficio. Sono spariti dei soldi”
Si alzano le due vittime, che raccontano che nel giro di pochi giorni si sono viste sparire dal borsellino delle banconote. A una di esse è accaduto per due volte. La prima volta aveva pensato di aver fatto male i propri conti, ma poi quando le è scomparso un pezzo da 50 ha ritenuto impossibile essersi sbagliata in questo modo.
Il furto non deve essere stato difficile, perché tutte le donne dell’ufficio (sono in 7) hanno l’abitudine di tenere la borsa sulla scrivania, aperta, per prendere agevolmente cibo, acqua, cellulare e via dicendo. Il furto è sicuramente avvenuto quando nessuno era presente. Però c’è qualcosa che non quadra. Lo spiego dopo aver fatto vedere la piantina dell’ufficio
Quelle al centro sono le postazioni. E ed M sono le vittime. Quelle segnate con la X sono scrivanie vuote. In alto a sinistra la scrivania del responsabile, R. Le donne sono in C, E, F, G, H, I, M. Se il colpevole fosse qualcuno proveniente dall’esterno, perché dalla porta avrebbe dovuto dirigersi verso le postazioni più lontane e non andare verso G o H per esempio?
L’unica spiegazione possibile sarebbe per non essere visto: notate l’uscita d’emergenza. Durante la giornata viene tenuta aperta e utilizzata per andare a fumare sul balcone. Dall’esterno si possono vedere le postazioni fino alla D, ma sporgendosi. Quindi qualcuno proveniente da fuori, per non essere visto armeggiare con le borse, sarebbe dovuto andare più in fondo. Ma, comunque, sarebbe stato visto entrare e uscire.
A meno che non sia qualcuno familiare. Già, chi? A questo punto dobbiamo fare l’elenco delle persone che hanno accesso all’ufficio.
R = il Responsabile
Noi impiegati: Siamo 14, questo perché ai posti A e C ci sono due persone che fanno part-time con altre due.
I due responsabili dell’ufficio HR che è proprio di fianco. Ma entrano di rado e solo per andare alla scrivania di R.
Il tecnico informatico: l’unico esterno al nostro ufficio che si siede anche alle postazioni e potrebbe notare le borse aperte.
Tre responsabili delle sale al secondo piano, che salgono su per andare a parlare con gli impiegati di riferimento.
Una team leader di una sala al secondo piano, che sale su di rado e solo per parlare con C.
Quelli che fanno le consegne e portano ogni giorni alle 13 il pranzo all’ufficio. Ma entrano solo per consegnare i pacchetti e ritornano per riprendersi i vuoti. E ciò avviene sempre quando c’è qualcuno in sala. Ritornare e verificare se ci sia qualcuno per poi andare a frugare nelle borse è troppo rischioso e macchinoso.
In totale, 24 persone che entrano ed escono dall’ufficio, 22 sospettabili.
Questa storia ha aperto un microcosmo, è una metafora di quella che è la vita e le relazioni sociali. Quando R ha detto ciò che è avvenuto, mi sono sentito un po’ in difficoltà. Perché pensavo che immediatamente avrebbe sospettato di me (L) e Collega Onicofago (C), per un fatto naturale: siamo gli ultimi arrivati e, in fondo, nessuno ci conosce. Gli altri sono tutte persone che condividono gli spazi da tempo e si conoscono da anni.

Io sono L, il detective! Avete visto Death Note, vero?
Questo penso sia il primo errore che si forma nella testa delle persone. Il pregiudizio o l’apparenza. E, soprattutto, ritenere di conoscere una persona. Ma quanto si può dire di conoscerla? Certo, io stesso, pur conoscendo i colleghi da poco, sarei pronto a escludere tutti perché nessuno mi sembra capace di fare una cosa simile. Però sto anche io basandomi su delle apparenze.
Questo discorso è emerso parlandone con C: si provava a ipotizzare, se proprio si dovesse trovare un responsabile, chi potesse essere l’indiziato. Lui ha pensato a N e spiego il motivo.
N è un tipo particolare, dal carattere ombroso, se ne sta sempre in silenzio e quando gli gira risponde anche male. È l’unico che ho visto avere familiarità con le borse altrui, almeno la borsa di M: quando va a fumare delle volte mette la mano dentro e prende l’accendino.
Anche questo è un discorso basato sull’apparenza: una persona che ha un brutto carattere (tra l’altro, incupito da una grave cosa che gli è avvenuta lo scorso anno e che tra un po’ ricorre) non è un ladro o una cattiva persona. Altrimenti sarebbe facile dividere il mondo in buoni e cattivi. Molta gente lo fa, mette etichette su semplici impressioni.
Allo stesso modo, si è esclusa sin da subito I: è una ragazza tranquillissima, introversa, non la si sente quasi mai. Sarebbe uno shock se si trattasse di lei, rimarrebbero tutti increduli e infatti parlandone con C e A si diceva che era una cosa assurda sospettare di lei. E perché? Perché è una persona tranquilla. Anche qui stiamo solo giudicando in base a delle apparenze. Un’altra volta.
E se magari lo facesse per un qualche istinto compulsivo o che altro, indipendente dalla propria volontà? Chi può dirlo? E, inoltre, è l’unica dell’ufficio che non si muove quasi mai dalla propria postazione, anche quando gli altri vanno tutti fuori a fumare o chiacchierare. Potrebbe agevolmente aggirarsi tra le scrivanie e frugare in quelle fuori dalla portata visiva (vedere piantina).
È un’ipotesi, ovviamente. Io non credo sia stata lei, il mio è solo un ragionamento.
Al 99% il furto, comunque, deve essere avvenuto in ufficio. Perché i portafogli sono stati presi, aperti e rimessi nella borsa: non può avvenire che in un posto dove la borsa viene lasciata incustodita. Inoltre, il ladro credo sia andato a colpo sicuro: a spanne, credo che nei 3 furti il bottino sia stato sopra i 100 euro. Quindi è una persona che avrà visto magari le due donne aprire il portafogli. Chi, quindi?
Mistero.
a parte il tuo scrivere ironico e gradevole (come sempre) il gatto ops volevo dire il fatto in se, ovvero una persona che lavora con te rubi, fa si che l’ambiente intorno cambi e in peggio, brutta cosa….
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Infatti a parte gli scherzi l’accaduto ha reso la cosa un po’ imbarazzante. Noi uomini, ad esempio, teniamo il portafogli sulla scrivania, perché stare seduto schiacciando quel malloppone pieno di monetine e carte (non pezzi da 500 e carte di credito, purtroppo) fa male alla chiappa. Quando magari ci alziamo o scendiamo alle macchinette, non lo portiamo dietro.
Ora invece sì, oppure quando rientro lo apro per controllare se ci siano ancora i soldi. Che è brutto da fare, ma ti viene.
E ieri è accaduta un’altra cosa: N fruga nella borsa di M per prendere l’accendino, lei gli fa:
“che stai a fare?”
lui: “l’accendino, che altro mi devo prendere”
lei: “no, appunto”
lui: “e allora che bip lo domandi a fare”
Per dire, crea molte situazioni imbarazzanti
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Però ti prego, se mai dovesse saltare fuori il colpevole, facci sapere chi è!!!
A meno che sia tu, ovviamente 😉
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Senz’altro!
a-ha, mi hai scoperto! Sono il sospettabile in quanto ultimo arrivato, ma proprio per non basarsi sulle apparenze vengo escluso e quindi ciò mi rende non sospettabile e ho compiuto il delitto perfetto!
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Proprio perchè saresti il colpevole ideale, io sospetto di te! 😀
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grandioso. come nel romanzo di agatha christie in cui l’assassino è il narratore!
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ESATTO!!! 😀
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Vi va bene che in ufficio non ci sia il maggiordomo, altrimenti avresti indagato su un omicidio e non su un furto.
In più Derrick e Perry Mason sono morti, quindi non saprei chi consigliarti di chiamare per risolvere il caso. Di certo non Rex, visto che essendo tu un gatto immagino non vada molto d’accordo con lui.
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Ma poi Rex si è ritirato, si è messo a fare lavatrici.
(addio :D)
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Ah, come non detto. Comunque potresti farci una serie televisiva su questa vicenda. Va molto di moda ora questa cosa dei detective e dei polizieschi. Magari poi, scopri davvero l’assa…il ladro.
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Bella idea.
Avrei in mente qualche abbozzo di trama. Allora, il detective va in bicicletta, sempre scendendo giù per le discese senza pedalare (non si sa come faccia perché non lo vediamo mai andare in salita, ma poco importa), ogni tanto deve dire il suo nome in modo inutile, del tipo “Gintoki, sono!” e poi ci sono delle carabiniere fighe che non sono assolutamente credibili perché troppo fighe (magari prendiamo delle showgirl) ma sono fighe e quindi fanno la loro porca (e che porca) figura.
E poi lo giriamo a Scampia.
Che dici, può funzionare?
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Sembra un poutpurrì…putporri…porporri…putrporiorpoerpi….purpurrì di scene già viste. Un collage di banalità.
Può funzionare! Bravo Gin! Vendi l’idea prima che te la rubi Agatha Chrtistie Super Star.
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Caro Mr. Holmes (e non John di nome),
se vuole posso scrivere le sue memorie. Ne sarei entusiasta.
In fede,
Dr. Watson
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Egregio Dr. Watson,
avrei giustappunto bisogno di un assistente che prenda nota dei fatti.
A patto che lei tenga la musica a volume basso mentre mi so concentrando. Anzi, sarebbe meglio che usasse delle cuffie.
Come faccio a sapere della sua musica? L’ho dedotto, ovviamente.
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Caro Mr. Holmes,
La ringrazio per la risposta celere. Ho gradito la Sua volontà di farmi partecipe di questa Sua avventura nel scoprire chi è l’autore di questo inspiegabile furto di beni personali.
Terrò la musica bassa, anzi, visto che non voglio distrarla dal suo lisciarsi i baffi mentre pensa, mi cercherò una casa a qualche isolato di distanza ma tornerò sempre a trovarla.
Cosa ne pensa?
Con simpatia,
Dr. Watson
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Egregio Dr. Watson,
vedo che ci intendiamo alla perfezione.
Perfetto, allora l’indirizzo è il 221 C di Cat di via del Fornaio. Venga quando desidera.
Non citofoni alla porta precedente perché c’è un tipo strano e poco affidabile.
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Caro Mr. Holmes,
siamo sulla stessa lunghezza d’onda.
Arriverò presso la Sua dimora nei prossimi giorni, oggi la mia ferita di guerra mi da il tormento e sono costretto a spostarmi appoggiandomi a questo bastone.
I tempi della guerra in Afghanistan sono così distanti, caro Mr. Holmes.
Mi sono appuntanto l’indirizzo e porterò con me la rivoltella, così da premunirmi contro lo strano tipo poco affidabile.
In fede,
Dr. Watson
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io ho avuto un’esperienza simile! Inutile dire che il colpevole non è mai stato trovato, i rapporti sono diventati tesi e volavano accuse da tutte le parti!
Spero che il tuo mistero si risolva, e presto anche!
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Mah dubito francamente che si trovi mai. Spero almeno non si ripeta più
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allora, a margine di tutto il post e del suo senso dominante, e delle belle riflessioni su pregiudizi & preconcetti, vorrei fare uan consideraizone. ma in quale disposizione di merda lavorate?!?!!?! peggio di un call center…
ops. ho un dubbio. lavori in un call center?
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(perdona i refusi da battitura sulla tastiera ad minchiam)
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L’azienda fa call center, infatti quelli del piano di sotto che salgono su sono i responsabili delle sale che ogni tanto vengono a rompere i maglioni per sapere perché facciamo problemi sui contratti che stipulano. Noi non facciamo cc però adottiamo la stessa configurazione spaziale, come puoi vedere, pure le scrivanie sono uguali a quelle che usano giù
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Vicenda intrigante e molto triste.
Essere costretti a rubare per così pochi soldi dev’essere segno di una condizione economica molto grave, altrimenti non avrebbe senso rischiare il posto e una denuncia…
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Io più che difficoltà economiche pensavo a un atto compulsivo, che più che rispondere a un bisogno reale risponda a una sorta di necessità mentale
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La disposizione da call center era evidente. Quando ci lavoravo era così, una schifezza, io spiegavo al cliente le caratteristiche di una polizza e quella accanto a me parlava di sesso.
Dove lavoro io è capitato, infatti vado sempre con pochi contanti in borsa. Non che di solito ne abbia tanti…
In realtà quello che sparisce è ciò che sta in frigo, un paio di volte ho trovato i contenitori aperti. Un collega metteva in frigo bottiglie di tè freddo e glie le svuotavano, finché non ci ha svuotato un’intera boccetta di Guttalax 😉
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uahahaha no! Grandioso 😀
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pensa che da noi invece hanno capito chi è ma nessuno può dirgli nulla se non lo si trova con le mani nel sacco…
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Eh senza la flagranza del reato (o la fragranza del pasto se ruba pure le merende) è dura…avete provato magari a tendergli una trappola per coglierlo sul fatto? 😀
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Che brutta storia. Perdere la fiducia nei confronti dei colleghi, almeno per le questioni basilari, mina la tranquillità dell’ufficio, dei rapporti umani e pure del lavoro.
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Sì, è una cosa antipatica, pure perché poi, come raccontavo in un commento sopra, rientro in ufficio e controllo il portafogli. Viene automatico
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Amara vicenda Gin!!
Comunque il fatto che manchino dei soldi è a detta delle “vittime” e se fosse un trucco delle donne?
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Ho ipotizzato anche questo, però mi veniva da dubitarne, pensavo dai non è possibile.
Però, in fin dei conti: si può dubitare di tutti e si possono escludere tutti, sempre per quel discorso della percezione che si ha degli altri e delle apparenze
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Infatti… comunque tu per sicurezza legati con una cordicella il portafogli, in alternativa spicciati i soldi a monete da 50 cent poi voglio vedere chi li ruba 😉
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noi donne abbiamo il fottutissimo vizio di tenere le borse aperte sul tavolo mostrando ogni quisquiglia che ci sia dentro e, attenzione, scandalizzandoci se qualcuno di voi vede un microangolo color viola di un quadrato che in realtà è un assorbente. per cui noterete spazzole, profumi, rossetti e così via. nessuna ha ancora il buon vizio di portare dietro la borsa, o per lo meno il portafogli.
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ahahah è vero, anche se ho notato le donne più chic si organizzano con un mini borsellino per l’emergenza mensile, più discreto 😀
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a lavoro avevo una borsa dove infilavo giacca, documenti, chiavi. una pochette piccola serviva per portafogli, documenti personali, sigarette. la piccola la tenevo in postazione (facevo la promoter… ndr) e la portavo dietro come un gioiello, anche se dentro c’erano solo 2 euro. l’altra rimaneva incustodita nell’ufficio del direttore. pur volendo avrebbero trovato un cardigan pieno di pallini, stravecchio, o un ombrello rotto…
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Astutissima! 😀
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Come una gatta!!!
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Io suggerisco di fare una croce con un pennarello rosso sulle banconote da mettere nelle borse e nei portafogli di ognuno, insieme a bustine di polvere d’angelo. Qualora dovesse capitare di nuovo, ognuno di voi poggerà la mano sinistra sulla spalla del suo vicino e con la destra svuoterà il contenuto di tasche e borse. Metodo infallibile. Beh, in “Una poltrona per due” ha funzionato!
Nella realtà, credo non ricapiterà, non a breve. Dopo il discorso fatto davanti a tutti, ci si guarderà bene. A meno che non sia qualcuno che viene da fuori, tipo il maggiordomo….
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Ce l’ho: uno dei colleghi si strappa via una maschera dalla faccia rivelando: io sono il maggiordomo! 😀
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Nessuna possibilità che le due donne, che da tempo si conoscono, siano alla frutta (o almeno una delle due) e che abbiano simulato un furto per:
– incriminare il gatto o il mangiaunghie
– chiedere un risarcimento al datore di lavoro sfruttando l’assicurazione aziendale
– chiedere un aumento di stipendio evidenziato dalla necessità incombente
– creare un po’ di diversivo nelle noiose giornate di settembre
… o cose simili?
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Sì, che potrebbero aver mentito e inventato l’accaduto ci ho pensato.
Il discorso è lo stesso: si può dubitare appunto di tutti o escludere man mano tutti. Alla fine senza indizi si brancola nel buio 🙂
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