E comunque, al diavolo i francesi

Era a Parigi. Anno 2011.
Non ricordo in che zona fosse il locale. Arriviamo lì per una celebrazione tra amiche russe e c’è anche questo francese frutto di un incrocio tra Chris Martin e un impiegato dell’ufficio anagrafe. Con tanto di pancetta prominente e calvizie incipiente. Pensavo fosse un loro amico, invece era uno sconosciuto accomodatosi al tavolo per tentare una campagna di Russia. Povero illuso. Chiedere a Napoleone e a Hitler.

Il francese mi rivolge la parola. Gli dico, con le uniche parole di francese che conoscevo, che non parlo la sua lingua. Sembra ci rimanga male. A fine serata mi saluterà con disprezzo.
Bevo un litro e mezzo di Guinness e mangio anelli di cipolla, prima che la compagnia si trasferisca altrove. Potrei imitare Grisù[1] incendiandomi l’alito.

Andiamo nel Marais.
Due lesbiche si baciano appoggiate a una saracinesca. Sono più virili di me. Una c’ha i bicipiti più grandi della mia coscia.
Dobbiamo pisciare. Entriamo in un altro locale. C’è coda al bagno. Un tizio davanti a me mi fa un cenno come per dire “Sì. Devi aspettare”. Bel ragazzo.
Non mi rendo conto che è un locale gay fino a che non passa una giovane cameriera. Sono l’unico a voltarmi a guardarle il culo.
Un uomo pelato esce dal bagno e bacia il tizio davanti a me. Potevi trovare di meglio, amico mio.

Un paio di anni prima avevo avuto altri occasionali contatti con gli abitanti d’Oltralpe. Era in Umbria. Ricordi, Cassandra? Ti portai da lì un portachiavi di legno di ulivo per fartene dono al nostro primo, vero, appuntamento in quella pizzeria del Vomero[2]. Chissà se ce l’hai ancora. Ricordo ancora quando mi toccasti il gomito perché volevi prendermi sottobraccio ma poi, per timidezza, ti ritraesti, camuffando il gesto in un incitamento al suon di un “su, cosa mi racconti?”
Pardon. Sto divagando.
A casa di amici arrivano in visita dei loro amici dalla Francia. Un’allegra famigliola. Il capofamiglia mi rivolge la parola chiedendomi chissà cosa con una frase lunghissima. Hanno tutti questa pretesa che il mondo li capisca quando parlano. Ascolta, amico mio, non siete inglesi. Fatevene una ragione.
Questo è ciò che avrei voluto dirgli.

Il terzo contatto, in mezzo ai due, è stato all’Università. Ho fatto due esami di francese senza sapere nulla di tale lingua. L’unica cosa che ho imparato a dire è Le Ministere des Affaire Étrangères. Ah, e anche  Les Chevaliers du Zodiaque, ma solo perché avevo la versione francese di un videogioco per PS2.
Ah, no, un momento: so anche dire Je voudrais un verre de Sauvignon.

Per questo sul curriculum ho scritto: Francese – conoscenza sufficiente.

[1] Anche se degli anni ’70, ricordo che anche quand’ero piccolo tra fine ’80 e inizio ’90 in tv andavano in onda gli episodi di questo piccolo draghetto

[2] No, ma seriamente. Chi diavolo regala portachiavi di legno d’ulivo a un appuntamento??

80 Pensieri su &Idquo;E comunque, al diavolo i francesi

  1. Ehehehe… capisco il tuo sentimento… per questioni personali ho avuto decisamente più contatti con la Francia 😉 e non me ne posso lamentare (a parte una certa arroganza di fondo, non mi sono mai trovato particolarmente male)

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    • heheh ma alla fine non penso nulla di male di loro, a parte dei parigini che trovo abbiano veramente troppo sciovinismo, troppa puzza sotto il naso, anche nei confronti del resto dei francesi

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  2. ah i francesi e i loro rocordo di essere stata la lingua di scambio…. 150 anni fa…

    però leggere il tuo post ha fatto si che ora, possa scrivere in fondo ad un eventuale curriculum: Inglese – conoscenza sufficiente.

    (non lo so chi regalaportachiavi di ulivo al primo appuntamento, ma se lo sapessi, lo frequenteri con parsimonia)

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  3. Io amo il legno di ulivo. Se mi regali un portachiavi di ulivo, potrei chiedere la tua mano. Nel caso tra qualche anno rimanessi zitello, potrai venire da me con tale dono e potremmo decidere una data. Però in comune, eh.
    😀

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    • Son già zitello 😦

      Ahahahah ogni tanto vado ancora in Umbria, c’è un negozio che fa solo roba di ulivo, dai portachiavi ai mappamondi, passando per fermaporta, matite, oggetti per la cucina XD

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      • Ahhh amo anche l’umbria. Potremmo vivere in umbria, quando saremo sposati.
        P.s: a me i francesi non piacciono, perché mi guardano male quando non capisco quello che dicono. Possibile che siamo in italia, nella mia città, e mi si rivolgono in francese!? Ci sono tanti turisti dalle mie parti.

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        • E prendiamo un bel casolare in campagna, quella campagna che è tutta colori, verde, gialla, rossa

          Anzi, una casetta in un borgo, con le pietre a vista e le travi di legno!

          Uh, non so decidere. Casolare o borgo?

          Sui francesi: te l’ho detto, pensano di essere inglesi! 😀

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          • Non so decidere nemmeno io, mio adorato promesso sposo. Un vero dilemma.
            Forse, in campagna, l’autunno sarebbe più bello! E contando che io vivo tutto l’anno aspettando l’autunni… tutto sarebbe ancora più giallo e rosso ❤

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              • Tantissimi :3 :3 :3 Li adoro! E poi, pensa, mia nonna ha fatto la contadina per tutta la vita. so tutto di agricoltura!
                Però, niente cani. Ok!?
                E poi. Io vorrei anche dei figli, sinceramente! Lo so, è un po’ prematuro parlarne, però è la verità. (E fu così che Gintoki sparì per sempre).

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                • Neanche io voglio cani.

                  Per carità, non ho nulla contro di loro. Sono più i padroni che spesso mi stanno sulle scatole con i loro atteggiamenti :D…Ma questo è un altro discorso.

                  I figli van bene. Anche io ne vorrei, basta che siano più di uno così scegliamo un nome a testa e non litighiamo.

                  Vorrei sceglierlo per una femmina, Vorrei un nome tipo Ludovica, Federica, Loredana. Anche Eleonora potrebbe andare.

                  (ok, c’è qualcosa che non va in me. Penso di essere l’unico maschio single al mondo che pensa ai nomi da dare ai figli)

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  4. Dopo questo bel siparietto di commenti pre-matrimoniali … ah, posso testimoniare? Dai la zietta delle candele deve avere un ruolo! Dicevo … io AMO il francese, anche se spiccico ben poche parole e adoro la Francia …ma no, i francesi li detesto, sanno farsi detestare del resto 😀

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  5. Intervengo anche io dopo questo scoppio di melassa e confetti allo zucchero.
    Vi serve un Grande Officiante scomunicato? Ho giusto una Chiesetta di Satana perfettamente adobbata. Gatti ce ne sono (neri) e anche tutto il resto degli addobbi. Garantisco tranquillità, pochi partecipanti (quelli che rompono finiranno nel buffet – e non sbaglio a scrivere ahahah).

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  6. E cmq … GIN e ELE … voi due avete delle idee sbagliate sui cani. Io amo i gatti, ma da che ho potuto conoscere bene il mondo dei cani ADORO i cani. Il problema non sono MAI i cani, di nessuna taglia, ma la loro educazione, che guarda caso dipende SEMPRE dal padrone!

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  7. ohi però io dopo che ho tentato di leggicchiare i commenti mi sono persa, chè ci ho avuto un pò di labirintite.

    stiamo preparando blogghe-nozze?
    fico. io festeggio in disparte, non me ne vogliate, ma mi mettono uggia le cerimonie.

    gin, bel post-it. tu pensa che pensavo fosse un racconto.
    non autobiografico.

    bello, davvero.

    non vale nizza come esperienza della francia, vè?

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    • beh, secondo me è la meno francese di tutte. Non ci sono mai stato, ma la vedo come un mondo a parte.

      Poi dipende sempre, cioè Aosta e Canicattì sono mondi diversi, cosa si può dire che sia Italia e cosa non lo sia?

      Mh.

      Diciamo che secondo me Nizza è come Napoli. Ecco, sì. È un mondo a parte

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Si accettano miagolii

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