I dolori del giovane runner

Era l’estate del 2000. Quella dei miei 15 anni. La Francia aveva da poco castigato l’Italia in finale degli Europei di Calcio, la Playstation 2 ancora non era arrivata in Europa e il Venerdì di Repubblica, in vista delle Olimpiadi di Sidney, aveva pubblicato un servizio fotografico sulle più belle atlete italiane. Tutte immortalate in bikini, intente a stare in posa a bordo piscina, sotto una cascata d’acqua e altro ancora. La cosa mi procurò degli innocenti (più o meno) pruriti adolescenziali. A qual tempo avevo la passione per le donne sportive, interesse nato alle scuole medie quando fecero la propria comparsa le Spice Girls: m’ero invaghito di Mel C, la Sporty Spice:


Poi capii in un momento successivo che non si è atleti mettendo una canotta di una squadra di basket. Io ad esempio avevo quella dei Chicago Bulls, con nome e numero di Michael Jordan che tra l’altro a quell’epoca aveva già lasciato la squadra. La indossavo anche per uscire la sera, a volte. Insieme ai pantaloni larghi che portavo ero un vero b-boy. O un clown.

La vita serale si svolgeva lungo 2-300 metri di strada. A quel tempo c’era un’isola pedonale permanente, panchine e alberi avevano sottratto di prepotenza l’asfalto alle automobili. Ogni gruppo sociale si era creato la propria nicchia ecologica. Talvolta le nicchie erano troppo a stretto contatto e volavano ceffoni tra animali di specie diverse. No, mi correggo. Se le davano all’interno dello stesso gruppo. La Polizia Municipale nel frattempo si dileguava. La pancetta da posto fisso non è utile a parare i ceffoni, perciò è opportuna una sana e decorosa fuga come prescriverebbe Sun Tzu.

Una delle nicchie che più mi incuriosiva era quella della gioventù alternativa o presunta tale. Con le loro barrette di titanio infilate un po’ ovunque sotto pelle e i jeans consunti, cadenti e strappati che in realtà erano più nuovi delle loro mutande. Trascorrevano la serata sui gradini di un negozio, nel pieno centro dell’isola pedonale. Tutti completamente immersi nel buio, causa un albero che oscurava il lampione di fronte e che proiettava in basso un cono d’ombra. Macché, era una piramide d’ombra, tanto era grande. Qui nascevano i miei dubbi. Se volevano starsene isolati e mostrare il proprio essere dissociati dal resto della massa, perché non andare a dissociarsi in una zona realmente priva di altre persone? Poi, ho realizzato. Come faccio a mostrare la mia dissociazione se non c’è nessuno a vedermi? E via così.

Fare sport a 15 anni voleva dire partita di calcetto al sabato. Unico schema: dove va la palla si corre. Più che calciatori, sembravamo uno sciame di moscerini. La partita finiva quando a qualcuno venivano i crampi (sempre a me), quando nessuno aveva più fiato o quando qualcuno sanguinava. Nel caso invece in cui il campo sportivo fosse stato prenotato immediatamente dopo di noi, la partita finiva per invasione di campo da parte delle squadre che dovevano giocare.

In tutto ciò cosa c’entra il titolo? Nulla, ma ho ripreso a correre  da una settimana. Essendo io sportivo della domenica, anzi, del sabato, corro solo col bel tempo. I dolori nascono dal fatto che la corsa, all’inizio che riprendo la pratica, mi fa venire mal di stomaco nelle ore successive. Chi corre capirà.

30 Pensieri su &Idquo;I dolori del giovane runner

    • No beh io non sento dolori muscolari o articolari anche perché non sono completamente sedentario, cerco di camminare e comunque quando corro non vado mai oltre i miei limiti, cerco di incrementare di un giro di parco ogni volta se sento di avere fiato in più.

      Non so se sia il metodo migliore perché magari il fisico non sviluppa resistenza a un certo punto, per ora mi trovo bene così, da principiante.

      Comunque ciò che mi causa problemi è la peristalsi intestinale post corsa, diciamola così 😀

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  1. Anche io ho ripreso a correre da poco, più che altro per rendere il meglio a rugby.
    E, per lo stesso motivo, dopo decenni sono pure tornato in palestra…. bestiale!

    Ma correre dopo un pò dà veramente soddisfazione, tieni duro!

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  2. Io 3 anni fa mi sono comprata il tapis roulant perchè non mi va di correre con il freddo, con il caldo, con la nebbia o in mezzo al traffico. Contro ogni previsione, corro tutti i giorni. Risultati: zero! Credo che sia perché l’ho collocato troppo vicino al frigorifero…e quindi mentre faccio stretching sono già lì che allungo la mano verso la bomboletta della panna montata. Altro punto dolente: la creazione della playlist motivazionale per correre. Ieri mi sono così presa a compilare la playlist perfetta che alla fine è arrivata l’ora di cena e non ho corso….ma per il resto sono cautamente ottimista sul fatto di raggiungere un livello di atleticità ragionevole per sopravvivere alla Straverona del 18 maggio! Sì sì io ci credo!

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Si accettano miagolii

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