Ho trovato un vecchio biglietto dell’autobus, scolorito.
Frammento di testimonianza di trasferte, milioni di chilometri, di quando tornavo a casa oltre le dieci di sera.
In tv a quell’ora un canale trasmetteva Takeshi’s Castle, filmati vetusti già visti e rivisti, ma sempre piacevoli, leggera compagnia durante la solitaria cena.
Spesso ero l’unico passeggero dell’ultima corsa, avevo stretto conoscenza con gli autisti, discutevamo,qualche volta mi offrivano anche un caffè durante una sosta – non autorizzata – del tragitto.
Una volta uno di loro, che non avevo mai incontrato in quel turno, mi raccontò dei suoi viaggi in Etiopia, per tenermi sveglio. Sua moglie era originaria di lì. Milioni di chilometri, anche lui.
E ora, di tutto questo nulla più mi rimasto, a parte un biglietto scolorito
come una bottiglia vuota lungo un marciapiede, ricordo di una serata
poi passa il netturbino
e se la porta via.
Kitano che mito…
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E’ un bel post. Non so niente di te e non credo che ricapiterò mai più sul tuo blog. Però sei riuscito a farmi immaginare uno stato interiore in poche righe. Ancora bravo,
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Grazie!…Ma spero ricapiterai ancora in futuro qui, la porta è sempre aperta 😀
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