I culi sono come le opinioni

L’altroieri, guardando la home del mio Facebook, ho visto condivisi vari link riguardanti alcune dichiarazioni rilasciate dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini. I miei contatti erano stupiti, irritati, scandalizzati dalle parole dell’Onorevole: Boldrini contro la famiglia, Boldrini contro le mamme, Boldrini: fare la mamma è offensivo e così via. Devo dire che, lette così, anche io ho pensato che questa qui dovesse aver perso il lume della ragione. Poi, sono andato a controllare cosa effettivamente avesse detto:

Gli stereotipi: chiaro che non sono principalmente un problema dell’informazione, perché anche la pubblicità non scherza. Ci sono certi spot – e io ho esperienze anche fuori dai confini nazionali – che, quando li vedo, penso sempre “Ma questo spot sarebbe messo in onda in un altro Paese? Nel Regno Unito, verrebbe messo in onda questo spot?” La domanda, e la risposta è sicuramente no. Non può essere concepito normale uno spot in cui i bambini e il papà sono tutti seduti e la mamma serve a tavola. Guardate, merita una riflessione, questo. E, ancor di più, gli spot in cui vediamo che il corpo della donna viene usato per pubblicizzare che cosa? Viaggi turistici, yogurt, automobili, computer. Ma in quale altro Paese questo verrebbe tollerato?

Perché oggi parlo di questo? Perché anche io, seppur in maniera ironica, mi sono soffermato sugli spot tv,  constatando l’uso strumentale che viene fatto della figura della donna. Andiamo sull’ultimo punto, quando parla del corpo femminile usato per promuovere i prodotti. È un’accusa così campata in aria? Mah, io mi chiedo: è proprio necessario un culo o un paio di tette per un cellulare? La risposta è: certamente, perché fa vendere. E allora sì, c’è qualcosa di sbagliato.

Non è fare moralismo, né tantomeno voler passare a mettere il niqab alle donne.
Il culo, ad esempio, è bello. Va visto, celebrato, osannato. Se esiste una scultura che si chiama addirittura Venere Callipigia (che vuol dire “belle natiche” in greco), con un’Afrodite nell’atto di alzarsi la veste e mostrare il lato B, ci sarà un motivo. A proposito, andatela a vedere al Museo Archeologico di Napoli, se potete. È una copia di epoca romana di una statua dell’Antica Grecia, dove di bellezza ne capivano.
Esisteva anche un rituale, l’ἀνάσυρμα, praticato durante le Tesmoforie (feste in onore di Demetra e Persefone), in cui le donne alzavano appunto le loro vesti mettendo in mostra le grazie.
Quindi, viva le chiappe! Purché siano solo strumento di bellezza. Se dobbiamo, invece, assistere alla mercificazione del corpo, così come avviene tutti i giorni davanti ai nostri occhi, da parte della tv, dei giornali, dell’industria e anche della politica, allora io la penso come la Boldrini.

Che poi questo avvenga solo in Italia e non all’estero, non ne ho idea. Forse l’Onorevole avrà peccato di presunzione, ma, in ogni caso, non trovo affatto scandaloso puntare il dito contro l’uso distorto dell’immagine della donna.

Tornando un attimo indietro col discorso, arriviamo alle mamme: premesso che la Boldrini poteva esprimersi meglio, il concetto di base è tutto racchiuso nell’incipit del discorso: stereotipo. In tv viene presentato un mondo posticcio, dove la donna è sempre un servizievole angelo del focolare, sorridente nello spignattare tra i fornelli, casalinga e stop, ingabbiata in un ruolo da cui non deve uscire. Basta un minimo di intelligenza per capire una semplice distinzione: non è offensivo fare la mamma (e sarebbe sì da folli affermare questo) o prendersi cura della casa, è offensivo che sia considerato solo quello il destino di una donna. È diverso.

Una tipica mamma, appena uscita dalla beauty farm, felice di servire ai quei gran rompiscatole dei suoi figli un pranzo a base di tenere cotolette di cartone espanso e wurstel di silicone esausto

Lo capiscono in pochi: prima di scrivere questo post, ho fatto una ricerca su internet sulle dichiarazioni del Presidente della Camera. Tra i commenti degli utenti, quello che va per la maggiore è il seguente: questa non scopa abbastanza.

Siamo sicuri che non ci sia una mentalità distorta in questa società?

31 Pensieri su &Idquo;I culi sono come le opinioni

  1. Ti ribloggo Gin…..perché hai gran ragione. Quanto è avvilente vedere una mamma e moglie tutta felice col mocho in mano, perché finalmente il marito la porta a ballare fuori e grazie al nuovo detersivo che scioglie il grasso presto, un’altra donna avrà più tempo per coccolare il consorte.
    Quanto è triste vedere che la massima aspirazione mattutina di una famiglia, è fare tutti insieme e sorridenti una colazione a base di merendine.
    IE’ un argomento che va avanti da sempre, e che la Boldrini ha solo espresso in modo a mio avviso nemmeno troppo esagerato. Il fatto è che forse ha toccato la sensibilità di gente che ha la stessa aspirazione delle famiglie da pubblicità.

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  2. Bellissimo articolo. Molto arguto.
    Quello che è interessante è ragionare sul perché secondario ci siano delle bellissime donne a fare da spot per cose inutili… fanno vendere. Ma perché hanno scelto una bella donna? La pubblicità è realmente indirizzata all’uomo medio beceramente in attesa di un accenno di chiappa o è destinato alla donna, in realtà? Un esempio è quello dei profumi. Perché mettere un attore belloccio come sponsor? Lo metti per attirare la donna o l’uomo? E poi, è differente a chi si dirige lo spot e chi ne beneficia?
    Sono domande interessanti…In ogni caso c’è un qualche problema di mentalità distorta. Qua non posso che darti ragione! 🙂

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    • Tempo fa trovai un interessante studio sull’uso del corpo e delle figure uomo/donna nella pubblicità

      Fai clic per accedere a La_donna_usata_dalla_pubblicit%C3%A0_Panarese.pdf

      è lunghetto, ma da leggere,

      Cito un estratto:
      Le signore della pubblicità, infatti, non hanno tanto un ruolo privilegiato rispetto agli uomini, quanto piuttosto una funzione di valorizzazione di alcune tipologie di prodotti (per l’igiene della persona, della casa, l’arredamento, il cibo, ecc.) di cui sono considerate consumatrici o responsabili dell’acquisto. Spesso hanno una funzione di accompagnamento delle immagini, quasi a voler decorare il contesto, soprattutto quando la loro presenza è associata a prodotti indirizzati a target maschili, come le automobili o l’elettronica di consumo. In ogni caso, il fatto che
      siano più spesso presenti e protagoniste degli spot va letto insieme al dato che le vede comunque guidate, in molte circostanze, da voci off maschili. Inoltre, se è vero che le donne sono più numerose tra i testimonial di vari prodotti, è altrettanto vero che lo sono anche tra i personaggi comuni, ma non lo sono affatto tra gli autorevoli. Meno del 15% del gruppo di dentisti, medici o ricercatori che compaiono in tv con una funzione di garanti della qualità di un prodotto è composto da donne. Ciò sembra dimostrare che i personaggi femminili in pubblicità possono essere comuni consumatrici o testimonial selezionate per
      bellezza, ma non professionisti esperti e competenti.

      Sulle “voci off”, cioè fuori campo:
      Le voci off, con il loro potere di orientamento e rassicurazione, sono soprattutto maschili, ma i personaggi presenti negli spot sono essenzialmente femminili. È come se le donne che “abitano” le pubblicità televisive avessero una funzione accessoria o decorativa rispetto al prodotto, e gli uomini ricoprissero il fondamentale ruolo di guida autorevole dei comportamenti dei personaggi sullo schermo e (idealmente) del pubblico a casa

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      • Esattamente. Io pensavo, diverso tempo fa, all’ambito profumi. A chi è diretto veramente lo spot del profumo? Alla donna? Perciò la bellissima attrice è in realtà la sua alter-ego ideale e con quel profumo si sentirà anche lei parte della stessa cerchia o, in realtà, è diretta all’uomo, per quanto un profumo femminile? All’uomo perché colui che, sentendo quel profumo, riceve un segnale dal cervello che dice “è come quello della bellissima attrice, seducila, è come lei…” (o cose simili) e perciò il destinatario della pubblicità e diverso dal ricevente della pubblicità (destinatario = uomo; ricevente = donna). Sono arzigogoli mentali, lo so. Ma si sommano a quanto ai detto te nella risposta qua sopra 🙂

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          • Concordo. Sono piccole cose, che i pubblicitari scaltri sfruttano abilmente… cosa pensi che i colori dei prodotti al supermercato sia fatto così, a caso? 🙂
            Hai mai visto, fino a poco tempo fa, prodotti freschi (intendo di panificio) pubblicizzati con colori verdi? No? Perché il verde richiama la muffa… e non fa bene alla vendita del prodotto… meglio il color giallo, il color grano maturo.

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  3. Io mi sento più offesa dall’immagine della donna mamma Kinder, schiava, sottomessa e rincoglionita che dalle tette e dai culi.

    Perché nel primo caso sento ledere la mia dignità, nel secondo quella degli uomini rincoglioniti che scelgono una macchina o un cellulare in base alla dimensione delle tette annesse e connesse.
    Insomma… se loro vogliono le donne nude a me non frega, ma se vogliono succubi donne frustrate e rassegnate mi girano proprio i maroni. Tu non sai quanto.

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    • Comprendo perfettamente ciò che dici e mi trovo d’accordo sulla casalinga-schiava, però, anche nel secondo caso, la dignità femminile è quella messa a repentaglio.
      È chiaro, tu affermi se il maschio si fa distrarre da un po’ di ammiccamenti erotici, povero lui e il suo cervello; il problema è che in tv comunque appare una donna che non è più tale, spogliata non solo dei vestiti ma anche della sua umanità, ridotta a mero oggetto.

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  4. La gente che crea le pubblicità ha davvero qualcosa che non va bene. E non solo perché mettono ovunque tette e culi. Sembra quasi che vivano in un mondo tutto loro e partoriscano catsate a ritmo continuo (vi ricordate “Non sono tuo padre… sono tua madre”?).

    Sarò stupito davvero solo quando la Boldrini proporrà di abbattere il Mulino Bianco per costruzione abusiva, ma fino ad allora, ciòè fino a quando continuerà a parlare di cose di cui si parla da decenni, per me non sarà una sorpresa, ma solo un modo di dare più visibilità a situazioni serie che, troppo spesso, sono ritenute marginali.

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  5. c’è, c’è eccome
    la mercificazione del corpo femminile per pubblicizzare qualsiasi cosa è evidentissima e indigesta per chiunque abbia modo di viaggiare all’estero e vedere che non deve essere per forza così
    quando vai fuori è come se andassi a disintossicarti da tutta la nostra pochezza culturale
    poi però, niente, torni a fiumicino e immediatamente vedi cartelloni con corpi seminudi che pubblicizzano orologi o liquori, e capisci che sei tornato nel paese in cui abbiamo osannato il berlusca per vent’anni
    poi va be’, che lui sia una causa o una conseguenza del nostro livello culturale, è da discutere, ma intanto, per dare un segnale, si potrebbe cominciare a boicottare prodotti e produttori che sfruttano la pornografia insensata per vendere cose
    ciao

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  6. io credo, secondo me almeno, che quando gramsci diceva còse tipo egemonia culturale e rivoluzione intellettuale (semplifico eh), diceva una cosa che un pò c’entra e (centra) la tua chiusa.

    all’estero gli strumenti usati dai pubblicitari sono differenti, mirano, per semplificare, all’esaltazione qualitativa del prodotto, per cui ci è una pertinenza tra linguaggio immagini e prodotto.
    eppure i pubblicitari fanno lo stesso mestiere sia all’estero che qua, cioè studiano i mezzi più efficaci per canalizzare l’attenzione e portare il consumatore all’acquisto.

    noi, di cosa siamo consumatori. io a volte mi chiedo questo.
    cosa vogliamo comprare.

    e non stupisce che pensiamo di poter comprare tutto.
    e, specularmente, che abbiamo un prezzo e possiamo essere comprati.
    chè secondo me, in qualche modo diffusamente, ci una corrispondenza tra domanda e offerta.

    io, quindi, secondo me noi ci abbiamo una immunodeficienza culturale.

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    • Riflessioni interessanti e dettagliate.
      “non stupisce che pensiamo di poter comprare tutto”

      Sì, questo è un altro aspetto della discrepanza tra il mondo reale e quello artificiale (o artificioso); per lavoro ho visto parecchie persone mettersi in difficoltà economiche per l’acquisto di oggetti di culto. Sì, abbiamo creduto di poter avere tutto

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      • gintonic, io però sarei più severa.

        per ogni lampadina da pubblicizzare, un culo.
        a quale consumare è rivolta quella pubblicità.

        fòrse, il messaggio in ogni messaggio pubblicitario, è volutamente confuso, sicchè ciò che conta è indurre a credere che si può comprare qualsiasi cosa, che sia una lampadina o un culo, poco cambia.

        e,così, ogni cosa ha un prezzo, una lampadina e un culo, poco conta.
        e, così, diamo un prezzo alle cose, e a noi stessi.

        in fondo, ogni pubblicità è una piccola, atroce e (in)consapevole istigazione alla corruzione.

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  7. Ce ne vorrebero di più di riflessioni come questa. Io, che mamma lo sono, non trovo nulla di male in quello che ha detto, anzi: sacrosanto. Le immagini da Mulino Bianco hanno stancato, molto più realistica la pubblicità Ikea col padre separato che accoglie la figlia in casa.,, forse

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  8. ho letto svariati libri sulla manipolazione mentale quando ho scritto la tesi su quest’argomento. Ovviamente si parlava anche di pubblicità e beni di consumo.
    Ciò che mi sento di dire, opinione personale, è che la maggior parte delle pubblicità sono indirizzate alle donne. Senz’ombra di dubbio quelle che denotano uno status femminile, come assorbenti e rasoi a raggi laser che manco Asimov poteva inventarseli, ma oltre a quelle ce ne sono moltissime altre.
    Mi viene in mente (una come tante) la recente pubblicità di un profumo maschile. Il soggetto interessato che farà utilizzo del prodotto è ovviamente maschio, ma l’acquirente sarà donna. Perché? Perché nella pubblicità viene inviato un messaggio chiaramente indirizzato al sesso femminile. Questo messaggio è: guarda gli addominali di quest’uomo, puoi IMMAGINARLI anche sul tuo.
    Quando la donna si recherà in profumeria con il ragazzo perché lui deve comprare un profumo, incredibilmente QUEL profumo sarà il più buono secondo i suoi sensi.
    Funziona diversamente per altri prodotti indicizzati alla donna che da sempre ha piacere nel mettersi in mostra (senza dubbio parlo di mostra in senso buono). In queste il messaggio è lievemente diverso: guarda com’è pimpante, arguta, arzilla e in carriera questa donna; potresti IMMAGINARE di esserlo anche tu.

    Le pubblicità indicate per il pubblico maschile sono minori e vengono mandate in onda in fasce orarie ben precise, come durante i gran premi, le partite di calcio, football e via dicendo. Queste parlano perlopiù di potenza: potenza di auto, moto, ma ce ne sono molte altre come quelle dei rasoi che fanno leva su un’altra caratteristica, la competitività malvagia. In altre parole, il male assoluto di questo mondo.

    Notate anche come le pubblicità siano strettamente legate alla fascia di pubblico a cui è indirizzato il film/partita/cartone animato ecc…
    Inutile inserire la pubblicità di un auto in fascia oraria da cartone animato, come è “intelligente” inserire la pubblicità di vendita di scarpe on line a mezzo chessò, di Bridget Jones.
    Inoltre, vengono utilizzati sempre due ulteriori accortezze: toni estremamente infantili per far regredire le persone. Quando uno regredisce, si affida. Quando uno si affida, interiorizza. Quando uno interiorizza, hanno vinto.
    Il secondo trucco è il bombardamento di immagini e colori, noto a molti servizi segreti mondiali e utilizzato in sede di interrogatori.

    Un esempio per far comprendere in una frase come ci trattano: vietato leggere qui.

    Scusate se mi sono dilungato.

    Le cose che possiedi alla fine ti possiedono. (cit. Fight club)

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  9. Personalmente sono convinto vi sia qualcosa di distorto: né in Germania, né in Francia v’era una tale sovrabbondanza di spot simili.

    Ma quel che più di tutto mi colpisce sono i giudizi sulle parole della Boldrini come “contro la famiglia”. Ma quale famiglia????
    Che mentalità c’è dietro chi considera la madre ridotta al ruolo di servire a tavola come “normale”?
    Ovviamente non giudico i tuoi amici, ma il problema è sociale…e si vede.

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Si accettano miagolii

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