Dopo tre anni i Massimo Volume hanno prodotto un nuovo disco, Aspettando i barbari, ascoltabile in anteprima qui.
La traccia che ho apprezzato di più è Silvia Camagni, non tanto per l’aspetto sonoro, anzi, che non mi ha preso più di tanto rispetto alle altre, ma per il testo, che ho anche trascritto (sperando di non aver commesso errori).
Silvia Camagni
Se ne andò di casa un pomeriggio di maggio
lasciando che il sole sbiadisse tutto quello che era stato
Portò con sé gli occhi neri di sua madre,
un orologio rotto, la promessa inutile di un indirizzo sbagliato
Poi in un bar lungo la strada,
un ragazzo le chiese della sua solitudine, della sua testa rasata
Lei rispose “Sono la vedova dei vent’anni mai passati
le mie bottiglie sono vuote o sono chiuse
ma la strada è fatta anche per questo
e se vuoi ti aspetto”
Si fermarono a dormire in una pensione a due passi dal mare
lui le offrì il suo corpo glabro e la canzone nella pubblicità di una gomma da masticare
Lei gli mostrò una stanza buia proprio in fondo al suo cuore
“Vorrei invitarti a entrare – gli disse – ma c’è troppa confusione”
Si lasciarono la mattina dopo a un incrocio, senza niente da dirsi,
giusto un gesto del capo
Si lasciarono come tutte le cose destinate a dividersi,
come il mare e la terra, come gli amanti di un’ora
Silvia, stai attenta, copriti meglio
conserva l’amore per quando fa freddo
Qualcuno mi ha detto che adesso vivi a Berlino
che esci la sera, che abiti sola
Io ti sogno ogni tanto che attraversi la strada
ti giri e mi gridi “Fa’ presto”
ma di colpo scompari.