Attraverso un enorme atrio fatto di campagna semi-abbandonata e strada statale, l’anticamera della civiltà.
Il buio è pesto. No, pestato. Sembra di sentire lamenti di sofferenza.
È una terra malmenata, calci e pugni di latta e di lamiera, di olio e prodotti combustibili, di chimica e biologia che hanno amplessi selvaggi, orgasmando veleno.
C’è un fetore insopportabile. Puzza, puzza, puzza, come dice il nanetto del Wc Net. Li ho visti, i nanetti, una volta.
Non sono più riuscito a beccare quello spacciatore.
Sentori di zolfo e carne morta, forse qui c’è una dépendance di Lucifero.
La fantascienza racconta che Gojira emerse dalle acque radioattive del Pacifico.
Ecco, dal terreno di qui mi aspetto che prima o poi almeno uno scarrafone ninja possa venir fuori.
La strada dell’inceneritore. È illuminato come un centro commerciale, la ciminiera sbuffa biancheggiando il cielo. Si annoia.
Operatrici di sesso stradale. Due, tre. L’immancabile focherello nel bidone di latta, dove qualcuno brucia le loro vite come combustibile.
Rifiuti. No, non sono i “no” dei due di picche: quelli fanno male al cuore, questi rifiuti invece fan male anche a polmoni, fegato, tutto. Buste arlecchine decorano il bordo strada, cordoli di plastica per aspiranti Schumacher.
Buche e buio. Sbadabam. Ogni metro d’asfalto è un calcio nel culo della tua incolumità. E lì a volte ci pensi, per un secondo, uno soltanto, ma ci pensi. Potresti fare tu sbadabam contro un guard rail. O contro un’altra auto, perché l’auto del vicino ha sempre più velocità. Vola. Sinistra, sinistra, destra e poi subito sinistra: fossero le elezioni, di sicuro non sarebbe il PD. No, sequenza di curve e svincoli alla cazzo di balena. L’avete mai visto l’organo riproduttivo di una balena? Ecco, non fatelo, se già avete scarsa stima di voi stessi.
Torno a casa. La mia fedele compagna dorme. O fa finta.
Ha preso una strana abitudine: quando mi accovaccio vicino al pc, lei arriva e con le zampe anteriori mi sale sulla coscia destra e tende la testa verso di me. Vuole guardarmi dritto negli occhi. Da allora ogni tanto mi abbasso di proposito, come stasera.
Lo rifà. Non dormiva.
Le unghie ogni volta mi pizzicano la carne. È un dolore sopportabile, quasi piacevole. Ho la coscia costellata di puntini rossi. Se li unisco forse vien fuori qualcosa.
Toh: c’è scritto Ti voglio bene.
Colonna sonora: Jesus Lizard