I miei sono partiti, lasciandomi a badare alla casa e a un numero imprecisato di gatti. Oltre questo, devo tenere a bada mia zia e mia nonna che, sapendomi solo, mi vogliono a tavola per onorare la loro cucina.
Premettiamo che sono un maschio adulto di 28 anni: pur con tutti gli handicap che la mia condizione anagrafica, biologica e sociale comporta, sono perfettamente in grado di provvedere ai miei fabbisogni primari. Ma tutto questo è insignificante quando hai il parentado vicino casa, convinto che tu da solo finisca col morire di inedia e stenti. Tu ti unisci alla tavola, sarà perché una sera non vuoi fare i piatti. Oppure sarà stato lo sguardo implorante dei nonni che sembrano richiedere compagnia: di questo che ne pensa, Ammiraglio Ackbar?
Esatto! Una volta accomodatoti al desco, non fuggirai prima di aver messo su un paio di chili.
Devo precisare che mia zia e mia nonna hanno due diverse modalità di attacco. La prima punta sul numero: è estate, fa caldo, è sera, per cena ti basterebbe un’insalatina e due bastoncini scaldati. Lei acconsente pure, ma vanno accompagnati da un numero imprecisato di altre portate. Mangiare da mia zia vuol dire contemplare pasto completo, da antipasto a dolce. Quando pensi che sia finita, dal frigo tira fuori sempre qualcos’altro che teneva lì pronto per l’occasione.
Mia nonna, invece, punta sulle singole quantità. Per lei un piatto di pasta non sarà mai pieno abbastanza. Quando, alla quinta volta che le hai detto “va bene così”, col maccarone che si suicida cadendo dal bordo perché soffocato dalla calca di suoi simili, pensi che sia finita, subentra mio nonno. Loro due sono i gemelli Derrick della cucina, confezionano il colpo sempre in coppia.
Placata, dicevo, mia nonna, subentra mio nonno, che, dopo essere stato in silenzio (con aria dubbiosa) tutto il tempo, esaminando il piatto esclama la sua frase tipica: Ma è poco! Che gli dai da mangiare a questo ragazzo (ho tradotto dal napoletano)? E la scenetta si ripete per qualsiasi tipo di portata, persino per la frutta.
Una settimana così e mi ritrovate come Giuliano Ferrara.
La situazione mi fa venire in mente uno sketch di 610 (ringrazio chi me l’ha suggerito)