Non partorire anche tu un amico

Tra le peggiori frasi che le donne possono dire agli uomini, c’è la tanto nota e gettonata “sei un amico”, declinata nelle sue varie forme e varianti, da “sei solo un amico” (mortificante anche per l’amicizia, con quel “solo” che pare ridurla a una cosa di basso valore), a “ti vedo come un amico” e così via.

La traduzione è sempre la medesima: non ti vedo come un potenziale partner, declinabile anche questa in varie forme, da quella più scientifica “non crei in me la necessaria tensione sessuale” alla meno elegante “per te le mie gambe resteran chiuse”, che descrivono la medesima cosa.

La domanda è: perché l’amico? Ogni giorno, nel mondo, viene sfornato da una donna qualche nuovo “amico”, ma con quale necessità?

Tralasciamo l’eterno discorso sull’esistenza o meno dell’amicizia tra uomo e donna, il punto è un altro: che reale bisogno c’è di creare un amico? Esiste il conoscente, esiste il partner, punto, in mezzo le due categorie perché infilarci l’amico (dandogli, tra l’altro, meno valore del partner, mentre dovrebbe essere il contrario, l’amicizia richiede una profondità tale da dover essere al di sopra di tutto)?

L’equivoco di fondo che esiste nel mondo femminile è che possa trattarsi di una formula di cortesia per non ferire i sentimenti altrui: ma considerando che è palese a tutti che sia un trattamento degradante (si viene privati della propria identità maschile e trasformati in un essere asessuato), oltre che una presa per i fondelli (son pochi i casi in cui realmente la fanciulla sia interessata ad un’amicizia), sarebbe opportuno dire alle donne di smettere di partorire amici, optando per una sana e più cruda verità.

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Magari non proprio come questa qui sopra