Il final countdown è quello che mi separa dalla seduta di laurea. Ieri ultimo esame, l’ultimo in quella facoltà, l’ultimo universitario, poi ok, magari uno si troverà comunque a studiare per un esame in futuro, la solita menata de “gli esami non finiscono mai”, non rompete i coglioni con sta frase che quando la sento mi fa venire l’orticaria, mi fa lo stesso senso di quando sto cenando e appare quella a lamentarsi di un fastidioso prurito intimo, lavati, sudicia, e non rompere!
Comunque tutti a chiedersi come ci si sente, io non sento nulla, invece, al momento. Il motivo è semplice, ho affrontato questo secondo semestre totalmente scocciato e con totale menefreghismo, attendevo solo che passasse. Per l’ultimo esame non ero affatto carico di tensione, ho passato il giorno precedente a cazzeggiare su internet mentre ripetevo (che non è affatto produttivo per lo studio); pertanto adesso non c’ho nulla da scaricare emotivamente, non essendomi mai caricato. Invece l’ultimo esame della triennale fu diverso, uscii dalla facoltà come se avessi mangiato troppo ad un cenone e poi un bicchiere di digestivo mi avesse tolto d’un botto tutta la pesantezza, mi sentivo leggero come l’aria. Non è molto poetica come similitudine, ma oggi va così.
Comunque voglio ringraziare Hans Kelsen e Gerhard Leibholz, per aver contribuito al mio secondo e ultimo 30 e lode.