Non so se sono una persona con un gran senso del dovere o solo un idiota.
Ma andiamo con ordine, facciamo un riassunto delle puntate precedenti: il professore che mi segue per la tesi prima ha la brillante idea di darmi un argomento molto particolare sul quale è difficile trovare materiale (l’argomento è l’UNRRA. Alzi la mano chi ha mai sentito nominarla), poi dopo un mese, quando avevo già scritto 30 pagine e mi trovavo in difficoltà sul come proseguire, mi scarica al suo assistente (che non era a conoscenza nemmeno della mia esistenza).
L’assistente dal canto suo vorrebbe farmi ricominciare da capo; io non ci sto, gli porto le mie 30 pagine e gli chiedo di trovare il modo di inserirle in una nuova tesi. Questo accadeva tre settimane fa. Lui allora mi dà l’incarico di scrivere un nuovo capitolo in una sola settimana; incredibile ma vero, ci riesco. Gli porto il nuovo capitolo – siamo al 4 giugno – e il furbone mi dice che quelle 30 pagine che ho inizialmente scritto debbon esser divise in due capitoli, e il discorso sull’UNRRA deve essere ampliato. La tesi dovrebbe risultare così:
CAP I – L’Italia dall’armistizio alla "svolta occidentale" (questo è il capitolo scritto in una settimana, fortuna che la storiografia in tal senso era ampia)
CAP 2 – Le condizioni dell’Italia uscita dalla guerra, distruzione, problema alimentare, ecc (queste erano delle pagine introduttive che avevo scritto in quelle famose 30 pagine, ovviamente anche queste andavano ampliate)
CAP 3 – La benedetta organizzazione UNRRA (il resto delle 30 pagine di cui sopra).
Il problema era come cavolo ampliare il discorso, visto che già all’epoca ero alla frutta (e il professore, alle mie esternazioni di difficoltà mi rispose "e vabbè, quanto hai scritto, 30 pagine? Sei quasi a metà, mettici qualcos’altro vicino e hai finito". Come se stessimo parlando di mangiare, mettiamoci un pò di patatine ed insalata vicino questo secondo e appariamo lo stomaco! ). Così mi metto alla disperata ricerca su internet di altre fonti bibliografiche, e trovo che a Firenze, nell’Istituto Storico della Resistenza, hanno un libro molto interessante, una intera raccolta di saggi del 1948 scritta alla fine dell’esperienza UNRRA. E solo a Firenze c’è. Ne hanno addirittura due copie!
Che fare? Preparsi per una trasferta mordi e fuggi? In teoria avrei anche un appoggio per dormire, un amico a Bologna che studia lì si offre di darmi ospitalità senza problemi. Solo che mi chiedo se ne valga la pena fare tanta fatica e spendere soldi per una tesi che alla fine non leggerà nessuno. Nemmeno il mio professore, il quale al massimo, se insisti molto, legge le note a piè di pagina. Nel frattempo nel resto della tesi potresti anche scrivere che Paperino combatteva con i nazisti (e questa diapositiva lo prova:
),
e nessuno lo saprebbe mai.
Ma alla fine decido di andare. Non me ne frega nulla di cosa ne penseranno gli altri – anzi non penseranno visto che non si interesseranno a quanto scriverò – è un lavoro mio e voglio portarlo a termine sino in fondo nel migliore dei modi. Il mio dovere l’avrò fatto e avrò la coscienza a posto. Poi che alla fine mi diano 7 punti (pura utopia) o 3, chi se ne frega. Non vivo per questo e non ci vivrò mai. Ma se alla fine mi daranno solo 3 punti dirò loro andate a fare in culo. Anzi quello glielo dirò in ogni caso.
Per ottimizzare la trasferta e renderla il più fruttuosa possibile mi metto alla ricerca di altri libri presenti a Firenze: nella Biblioteca Centrale ne trovo altri due. Va bene allora, è deciso.
Parto lunedì 15 alle 7:14 da Napoli con l’Eurostar Freccia Rossa, alle 10:30 sono a Firenze. Prima tappa all’Istituto (difficile da trovare perchè non era visibile lungo la strada ma nascosto in un cortile interno, manco quelli che vivevano lì sapevano dove fosse), poi pranzo veloce, tappa alla Biblioteca e via alla stazione, dove alle 17:49 c’era il treno per Bologna (dovevo andare lì dal mio amico per passare la notte). Lungo la strada del ritorno avevo previsto un itinerario turistico, passando per Piazza della Signoria e vicino al Duomo.
Ecco, qui avviene il fattaccio: la macchina digitale mi pianta in asso sul più bello.
Già mentre facevo le foto nell’Istituto della Resistenza alle pagine del libro che mi serviva , la macchina comincia a dare i numeri, si spegne da sola e non vuole saperne di riaccendersi. Allora, non avendo tempo da perdere per starci dietro, prendo degli appunti a mano trascrivendoli sul Moleskine (aveva ragione Takochan, per prendere appunti è ottimo). Ma dato che il tempo stringeva e non avevo modo di scriver tutto ciò che mi serviva, chiedo alla bibliotecaria se lì vicino ci fosse qualcuno che vendesse le pile: anche se quelle dentro la macchina erano nuove (le avevo messe la mattina stessa) non si può mai sapere, tentiamo. Alla peggio mi sarebbero servite per altre cose a casa. Lì vicino c’era giusto una edicola, esco, le compro e torno. Le metto nella macchina e funziona, meno male. Posso finire di fotografare il libro.
Pensavo di aver risolto e che il problema fossero le pile, ma non era così. Dopo aver scattato qualche foto lungo l’Arno, uscito dalla biblioteca, in Piazza della Signoria la macchina si spegne di nuovo. Avrà esaurito di già le pile? Possibile? Ma ci vuole una barra di plutonio per alimentare questa macchina, forse? Provo a mettere le altre due pile nuove ma non va, anzi quando l’accendo compare una scritta di errore. Va bene, è morta.
É proprio il colmo: ce l’ho da febbraio, ha sempre funzionato, me la son portata dietro tante volte a Napoli in biblioteca per far le foto alle pagine dei libri e non ha mai dato problemi. Vado a Firenze, vorrei scattare un paio di foto giusto per fare un giretto turistico anche se ero lì per altro, e lei decide di morire, senza averle fatto niente.
Dev’essere un modello di fotocamera femmina: tu la tratti bene, non le fai mancare quello che le serve (le pile nuove, nel suo caso), e lei ti ringrazia piantandoti in asso sul più bello. Fortuna che almeno al libro le foto son riuscito a farle.
Questo son le poche foto turistiche che ho scattato (cliccateci su se volete ingrandirle):
Appena sceso alla stazione di Santa Maria Novella, la chiesa:

Lungo l’Arno (che puzzava di wc non pulito, a dirla tutta):

La biblioteca (la foto non è venuta storta perchè ero in equilibrio precario. In realtà è un effetto voluto, ma che ne sapete voi di tecniche artistiche) :

Un barcaiolo solitario, che m’ispirava:
Ed infine il famoso ponte:

La sera ero a Bologna. Cena veloce dal mio amico con frittatona ai wurstel, partita dell’Italia in tv e alle 23 via a vedere un film in un classico cinema Bolognese da intellettuale di sinistra, dove c’era una classica rassegna da intellettuali di sinistra: il film che abbiam visto era Chevolution, basato sul racconto della storica foto che Korda fece al Che (le foto che è finita su magliette, bandiere…perizomi…). Sulla strada del ritorno a casa ho tempo di farmi accompagnare per un giretto turistico giusto per vedere anche Bologna. Allora, a Bologna lunedì sera verso l’una di notte trovi:
fricchettoni in giro,
tante biciclette parcheggiate;
fricchettoni che cercano di venderti una bicicletta appena rubata;
un pò di sporcizia sparsa per terra. Non proprio monnezza, ma qualche cartaccia, residui di cibo, eccetera.
Oggi alle 9:39 prendo il treno e torno a casa, alle 14:30 ero a Napoli. Toccata e fuga
.
Prossimamente magari inserisco anche qualche commento più specifico, per parlare ad esempio dei 6 euro per le fotocopie che la Biblioteca mi ha estorto per manco venti pagine di fotocopie…maledetti, nella biblioteca della mia facoltà con 3 euro faccio 100 pagine. Questi a Firenze invece sono anche rigorosissimi sul numero di pagine massimo che puoi far fotocopiare, compili il modulo, lo dai a loro – le fotocopie non puoi farle tu da solo, sti bastardi hanno paura che li freghi – e te le fanno. Ah e per carità, niente foto con la macchina digitale!
Io ho preferito scrivere il resto che mi serviva sul fido Moleskine, dato che per un libro ero anche oltre la percentuale massima consentita del 15%, sul modulo ho pure imbrogliato scrivendo che il libro era in totale di 95 pagine – perchè poi debbon calcolare se superi la percentuale – , mentre in realtà era di meno. Andate al diavolo!