E adesso

 
Ora che ho consegnato la documentazione in segreteria, è ufficiale: tra un mese mi laureo.
 
Ovviamente mi sono ridotto all’ultimo giorno per consegnare tutto, ma non per colpa mia. Non è colpa mia se ad esempio il professore che mi deve firmare il frontespizio sparisce e si fa rivedere giusto oggi, ma perchè c’era un esame. Come non è colpa mia se l’assistente che doveva farmi vedere le correzioni agli ultimi due capitoli della tesi si becca l’influenza; vabè poveretto, non è colpa sua, ci mancherebbe, ma io intanto non so ancora se va bene la mia tesi. Ma questo è lo specchio di quello che è stato tutto il mio percorso, all’insegna delll’arrangio, dell’arronzamento, del vago. La mia tesi fa schifo. Ma non lo dico per fare la parte del modesto, che in realtà non ci crede a quel che dice ma lo dice per poi sentirsi dire dagli altri "ma no, sei stato bravo". No, la mia tesi fa schifo sul serio. E questo sempre non per colpa mia. 
 
No anzi, la colpa è mia. Io mi son scelto con chi fare la tesi, e mò me lo devo chiagnere io.
 
La cosa che mi tedia di più comunque è la seduta di laurea. Ma non la laurea in sè, ma quel che c’è tutto intorno, quest’aria da primitivo rito di passaggio, tu che vai lì a dire quattro cazzate di cui non frega niente a nessuno, gli altri che devono stare lì a sentire le quattro cazzate per celebrarti…ma che noia. Io vorrei presentarmi lì come a fare un semplice esame, per i cacchi miei, firmare ed andarmene via.
Anzi, no, non voglio fare manco l’esame: io gli esami li ho finiti, non debbo fare altro, tenetevi questo schifo di tesi e ditemi dove debbo firmare. Punto, niente celebrazioni, niente frasi di rito, niente di niente. Ma che noia.
 
 

Toccata e fuga

 
Non so se sono una persona con un gran senso del dovere o solo un idiota.
 
Ma andiamo con ordine, facciamo un riassunto delle puntate precedenti: il professore che mi segue per la tesi prima ha la brillante idea di darmi un argomento molto particolare sul quale è difficile trovare materiale (l’argomento è l’UNRRA. Alzi la mano chi ha mai sentito nominarla), poi dopo un mese, quando avevo già scritto 30 pagine e mi trovavo in difficoltà sul come proseguire, mi scarica al suo assistente (che non era a conoscenza nemmeno della mia esistenza).
 
L’assistente dal canto suo vorrebbe farmi ricominciare da capo; io non ci sto, gli porto le mie 30 pagine e gli chiedo di trovare il modo di inserirle in una nuova tesi. Questo accadeva tre settimane fa. Lui allora mi dà l’incarico di scrivere un nuovo capitolo in una sola settimana; incredibile ma vero, ci riesco. Gli porto il nuovo capitolo – siamo al 4 giugno – e il furbone mi dice che quelle 30 pagine che ho inizialmente scritto debbon esser divise in due capitoli, e il discorso sull’UNRRA deve essere ampliato. La tesi dovrebbe risultare così:
 
CAP I – L’Italia dall’armistizio alla "svolta occidentale" (questo è il capitolo scritto in una settimana, fortuna che la storiografia in tal senso era ampia)
CAP 2 – Le condizioni dell’Italia uscita dalla guerra, distruzione, problema alimentare, ecc (queste erano delle pagine introduttive che avevo scritto in quelle famose 30 pagine, ovviamente anche queste andavano ampliate)
CAP 3 – La benedetta organizzazione UNRRA (il resto delle 30 pagine di cui sopra).
 
Il problema era come cavolo ampliare il discorso, visto che già all’epoca ero alla frutta (e il professore, alle mie esternazioni di difficoltà mi rispose "e vabbè, quanto hai scritto, 30 pagine? Sei quasi a metà, mettici qualcos’altro vicino e hai finito". Come se stessimo parlando di mangiare, mettiamoci un pò di patatine ed insalata vicino questo secondo e appariamo lo stomaco! ). Così mi metto alla disperata ricerca su internet di altre fonti bibliografiche, e trovo che a Firenze, nell’Istituto Storico della Resistenza, hanno un libro molto interessante, una intera raccolta di saggi del 1948 scritta alla fine dell’esperienza UNRRA. E solo a Firenze c’è. Ne hanno addirittura due copie!
 
Che fare? Preparsi per una trasferta mordi e fuggi? In teoria avrei anche un appoggio per dormire, un amico a Bologna che studia lì si offre di darmi ospitalità senza problemi. Solo che mi chiedo se ne valga la pena fare tanta fatica e spendere soldi per una tesi che alla fine non leggerà nessuno. Nemmeno il mio professore, il quale al massimo, se insisti molto, legge le note a piè di pagina. Nel frattempo nel resto della tesi potresti anche scrivere che Paperino combatteva con i nazisti (e questa diapositiva lo prova:
 

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e nessuno lo saprebbe mai.

Ma alla fine decido di andare. Non me ne frega nulla di cosa ne penseranno gli altri – anzi non penseranno visto che non si interesseranno a quanto scriverò – è un lavoro mio e voglio portarlo a termine sino in fondo nel migliore dei modi. Il mio dovere l’avrò fatto e avrò la coscienza a posto. Poi che alla fine mi diano 7 punti (pura utopia) o 3, chi se ne frega. Non vivo per questo e non ci vivrò mai. Ma se alla fine mi daranno solo 3 punti dirò loro andate a fare in culo. Anzi quello glielo dirò in ogni caso.
 
Per ottimizzare la trasferta e renderla il più fruttuosa possibile mi metto alla ricerca di altri libri presenti a Firenze: nella Biblioteca Centrale ne trovo altri due. Va bene allora, è deciso.
 
Parto lunedì 15 alle 7:14 da Napoli con l’Eurostar Freccia Rossa, alle 10:30 sono a Firenze. Prima tappa all’Istituto (difficile da trovare perchè non era visibile lungo la strada ma nascosto in un cortile interno, manco quelli che vivevano lì sapevano dove fosse), poi pranzo veloce, tappa alla Biblioteca e via alla stazione, dove alle 17:49 c’era il treno per Bologna (dovevo andare lì dal mio amico per passare la notte). Lungo la strada del ritorno avevo previsto un itinerario turistico, passando per Piazza della Signoria e vicino al Duomo.
 
Ecco, qui avviene il fattaccio: la macchina digitale mi pianta in asso sul più bello.
 
Già mentre facevo le foto nell’Istituto della Resistenza alle pagine del libro che mi serviva , la macchina comincia a dare i numeri, si spegne da sola e non vuole saperne di riaccendersi. Allora, non avendo tempo da perdere per starci dietro, prendo degli appunti a mano trascrivendoli sul Moleskine (aveva ragione Takochan, per prendere appunti è ottimo). Ma dato che il tempo stringeva e non avevo modo di scriver tutto ciò che mi serviva, chiedo alla bibliotecaria se lì vicino ci fosse qualcuno che vendesse le pile: anche se quelle dentro la macchina erano nuove (le avevo messe la mattina stessa) non si può mai sapere, tentiamo. Alla peggio mi sarebbero servite per altre cose a casa. Lì vicino c’era giusto una edicola, esco, le compro e torno. Le metto nella macchina e funziona, meno male. Posso finire di fotografare il libro.
 
Pensavo di aver risolto e che il problema fossero le pile, ma non era così. Dopo aver scattato qualche foto lungo l’Arno, uscito dalla biblioteca, in Piazza della Signoria la macchina si spegne di nuovo. Avrà esaurito di già le pile? Possibile? Ma ci vuole una barra di plutonio per alimentare questa macchina, forse? Provo a mettere le altre due pile nuove ma non va, anzi quando l’accendo compare una scritta di errore. Va bene, è morta.
 
É proprio il colmo: ce l’ho da febbraio, ha sempre funzionato, me la son portata dietro tante volte a Napoli in biblioteca per far le foto alle pagine dei libri e non ha mai dato problemi. Vado a Firenze, vorrei scattare un paio di foto giusto per fare un giretto turistico anche se ero lì per altro, e lei decide di morire, senza averle fatto niente.
Dev’essere un modello di fotocamera femmina: tu la tratti bene, non le fai mancare quello che le serve (le pile nuove, nel suo caso), e lei ti ringrazia piantandoti in asso sul più bello. Fortuna che almeno al libro le foto son riuscito a farle.
 
Questo son le poche foto turistiche che ho scattato (cliccateci su se volete ingrandirle):
 
Appena sceso alla stazione di Santa Maria Novella, la chiesa:
 

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Lungo l’Arno (che puzzava di wc non pulito, a dirla tutta):

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La biblioteca (la foto non è venuta storta perchè ero in equilibrio precario. In realtà è un effetto voluto, ma che ne sapete voi di tecniche artistiche) :
 

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Un barcaiolo solitario, che m’ispirava:

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Ed infine il famoso ponte:
 

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La sera ero a Bologna. Cena veloce dal mio amico con frittatona ai wurstel, partita dell’Italia in tv e alle 23 via a vedere un film in un classico cinema Bolognese da intellettuale di sinistra, dove c’era una classica rassegna da intellettuali di sinistra: il film che abbiam visto era Chevolution, basato sul racconto della storica foto che Korda fece al Che (le foto che è finita su magliette, bandiere…perizomi…). Sulla strada del ritorno a casa ho tempo di farmi accompagnare per un giretto turistico giusto per vedere anche Bologna. Allora, a Bologna lunedì sera verso l’una di notte trovi:
 
fricchettoni in giro,
tante biciclette parcheggiate;
fricchettoni che cercano di venderti una bicicletta appena rubata;
un pò di sporcizia sparsa per terra. Non proprio monnezza, ma qualche cartaccia, residui di cibo, eccetera.
 
Oggi alle 9:39 prendo il treno e torno a casa, alle 14:30 ero a Napoli. Toccata e fuga
.
Prossimamente magari inserisco anche qualche commento più specifico, per parlare ad esempio dei 6 euro per le fotocopie che la Biblioteca mi ha estorto per manco venti pagine di fotocopie…maledetti, nella biblioteca della mia facoltà con 3 euro faccio 100 pagine. Questi a Firenze invece sono anche rigorosissimi sul numero di pagine massimo che puoi far fotocopiare, compili il modulo, lo dai a loro – le fotocopie non puoi farle tu da solo, sti bastardi hanno paura che li freghi – e te le fanno. Ah e per carità, niente foto con la macchina digitale!
Io ho preferito scrivere il resto che mi serviva sul fido Moleskine, dato che per un libro ero anche oltre la percentuale massima consentita del 15%, sul modulo ho pure imbrogliato scrivendo che il libro era in totale di 95 pagine – perchè poi debbon calcolare se superi la percentuale – , mentre in realtà era di meno. Andate al diavolo!
 
 

Les Chats

 

Les amoureux fervents et les savants austères
Aiment également, dans leur mûre saison,
Les chats puissants et doux, orgueil de la maison,
Qui comme eux sont frileux et comme eux sédentaires.

Amis de la science et de la volupté
Ils cherchent le silence et l’horreur des ténèbres;
L’Erèbe les eût pris pour ses coursiers funèbres,
S’ils pouvaient au servage incliner leur fierté.

Ils prennent en songeant les nobles attitudes
Des grands sphinx allongés au fond des solitudes,
Qui semblent s’endormir dans un rêve sans fin;

Leurs reins féconds sont pleins d’étincelles magiques,
Et des parcelles d’or, ainsi qu’un sable fin,
Etoilent vaguement leurs prunelles mystiques.

Charles Baudelaire

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I Gatti

 Gli innamorati ardenti e i sapienti austeri,
 tutti, nella loro età matura, amano
 i gatti forti e dolci, orgoglio della casa,
 freddolosi come i primi e sedentari come gli altri.
 
 Amici della scienza e della voluttà,
 cercano il silenzio e l’orrore delle tenebre;
 l’Erebo li avrebbe presi come corrieri funebri
 se potessero piegare l’orgoglio alla schiavitù.
 
 Pensando, assumono nobili pose
 da grandi sfingi accosciate in fondo a solitudini
 e sembrano addormentati in un sogno senza fine;
 
 quei fecondi reni sono pieni di magiche scintille,
 e atomi d’oro, come sabbia fine,
 costellano vaghi quelle mistiche pupille.
 

Unione (?) Europea

C’è un tarlo in Europa.
Un tarlo che sta minando le travi che sorreggono l’Unione.
E’ il tarlo dello scetticismo, quello che con sapienza sintattica i giornalisti definiscono “euroscetticismo”.
Si perchè quello che ci dicono queste elezioni europee, al di là dei rituali commenti sulle cifre e sui partiti (su cui tornerò dopo), è che c’è qualcosa che non funziona nel processo di integrazione europea.
Andiamo a guardare innanzitutto la partecipazione: si sa che le europee, rispetto alle regionali e alle nazionali raccolgono meno partecipazione, ma il dato di questa tornata è indicativo: il 7% di partecipanti in meno rispetto al 2004:

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Ma in questa prospettiva gli italiani si dimostrano abbastanza virtuosi, perchè non va meglio negli altri Paesi, anzi: in Francia si è recato alle urne il 40.5%, in Germania il 43.3%, in Spagna il 44%. Il record negativo spetta alla Slovacchia col 19%.

Complessivamente è andato a votare il 43% dei cittadini europei aventi diritto al voto.
Se uniamo il dato con la crescita dei partiti cosiddetti “euroscettici” (adeguiamoci al dizionario comune), che spingono per un freno alla integrazione europea, è palese che il processo – ancora in divenire – di costruzione dell’Unione subisca un severo giudizio negativo da parte dell’elettorato europeo.

Ad avallo di questa considerazione potremmo anche aggiungere la bocciatura in passato della Costituzione europea al referendum in Francia ed in Olanda, e il successivo “no” al Trattato di Lisbona (che dovrebbe sostituire il progetto di costituzione) in Irlanda. Se il referendum si fosse tenuto in tutti i Paesi probabilmente i risultati sarebbero stati ancora più negativi.

La crisi economica degli ultimi mesi ha influito su questi risultati, soprattutto nelle nazioni dell’est Europa dove sono avanzati partiti antieuropeisti e nazionalisti: nell’individuare le cause della crisi economica in questi Paesi si è puntato il dito contro l’integrazone europea: l’analisi in realtà sarebbe più complessa di queste affermazioni, perchè senza l’UE probabilmente molti Paesi dell’est Europa che ora ne fan parte si troverebbero in acque ancor peggiori; ma di fronte alle paure dei cittadini, le proposte di sicurezza di una certa destra estrema appaiono concrete e affidabili e certi assiomi demagogici risultano poi difficili da smontare.

A Bruxelles avranno da lavorare, e tanto, per arginare i movimenti xenofobi e per rendere convincente il Trattato. Ne va del destino stesso dell’Unione; questo a cui assistiamo è il prezzo che si paga per la lontananza delle istituzioni comunitarie dai cittadini. E anche per la mancanza di informazione: l’uomo della strada cosa sa del Trattato di Lisbona?

Tralasciando i problemi europei, veniamo a quelle che son state, per la maggioranza delle persone, queste elezioni: e cioè puramente un costoso sondaggio politico. Certo, sicuramente più affidabile di alcuni sondaggi che davano percentuali bulgare al Pdl, sulla cui bontà adesso è lecito nutrire dubbi (i dubbi erano leciti anche prima, ma almeno ora ci son le urne che parlano chiaro, che non posson esser smentite).

Il dato che vien fuori è una conferma della crescita di quei partiti che, anche se su punti diversi, battono molto su temi che gli elettori sentono di più,  stiamo parlando di Lega* e Idv.

Pdl e Lega. Se da una parte il Pdl si conferma nel Sud d’Italia, raccogliendo da quel serbatoio di voti che prima fu della Dc, il Nord vede emergere il potere della Lega. Il successo del proprio partito può dar adito ai leghisti, nei prossimi mesi, di rilanciare le pressioni sulle questioni settentrionali, col Pdl che dovrà barcamenarsi tra le concessioni all’alleato – sempre più scomodo – e la necessità di non scontentare l’elettorato meridionale. Il fatto stesso che sia Bossi a dover rassicurare Berlusconi, dicendogli che con queste elezioni non è cambiato nulla, dà l’idea di un mutamento nei rapporti di forza, che a questo punto stanno decisamente prendendo la strada del nord. Non è improbabile che Berlusconi cerchi di ricucire il rapporto con l’Udc per cercare di cautelarsi costruendo attorno a sé un’alleanza più vasta e solida. Il partito di Casini, intanto, anche se ottiene una lieve crescita rispetto alle elezioni politiche, non sfonda e non riesce a tentare di proporsi come terza forza alternativa nel Paese. L’ipotesi di un ripensamento ed un ritorno alla vecchia alleanza, non è vaga.

Pd. Il Pd dal canto suo tira un sospiro di sollievo, perchè il temuto crollo non si è verificato, il partito perde voti ma rimane ancorato alla speranza di sopravvivere. Considerando che all’epoca della fuoriscita di Veltroni il Pd era accreditato di poco più del 20% – sempre che il dato del sondaggio sia affidabile – è segno che Franceschini è riuscito in qualche modo a salvarsi e a fare i compiti per l’esame di ottobre (quando verrà comunque silurato da D’Alema). Di fronte all’immobilismo veltroniano, chiunque avrebbe fatto di meglio. Franceschini stia quantomeno attento a non tirare troppo la corda, perchè già ora parla in termini quasi vittoriosi annunciando la fine del mito dell’invincibilità di Berlusconi. Tutti quelli che han parlato così son stati poi smentiti duramente. Quindi non è il caso di tirarsi la sfiga addosso.

* E’ doverosa una citazione per coloro che nel Meridione hanno votato la Lega.

Per chi non se ne fosse accorto, la Lega si è presentata anche nella circoscrizione Sud ed in quella delle isole, proponendo candidature di politici locali. Ce n’erano anche un paio di Napoli città, uno di Torre del Greco ed uno di Marigliano. Complessivamente, tra Sud ed Isole, la Lega ha raccolto poco meno di 50mila voti. Una miseria, certo, ma considerando che parliamo della Lega il dato è indicativo.

Un pensiero per i napoletani, candidati ed elettori Lega, da parte di Calderoli:

«Napoli non è Italia»

«Napoli fogna»

«Adesso basta con Noemi. Primo è di Napoli […]»

Piccola nota a margine: il Partito Pirata, di cui avevo accennato quale post fa, in Svezia ha raggiunto il 7% e otterrà un seggio al Parlamento. Potrà portare in seno all’Assemblea così le istanze di chi si batte per una ridefinizione del copyright e per una cultura digitale libera. Complimenti.

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El Pais(à)

Fanno discutere le foto pubblicate da El Pais riguardo gli (o meglio, “le”) ospiti della villa di Berlusconi in Sardegna.
Ma nessuno ha capito – forse anche a causa degli influssi mistificatori della sinistra – che quelle che si vedono nelle foto non sono donne in topless, ma donne vestite da donne nude.
Una festa in maschera, dunque, come dimostra l’uomo nella terza foto (quello con il volto pixelato) intento a srotolare la sua lingua di Menelik.

L’angolo della saggezza

 

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Il segreto di un’ottima conversazione con alcune donne è la sincronia.
 
Occorre sincronizzarsi col loro respiro, e approfittare delle pause che fanno per prendere fiato per dire quante più cose possibili, prima della nuova ondata di parole che spazzerà inesorabilmente via le vostre.